Il duello per Milano sta per raggiungere i suoi momenti più catartici e domenica 5 giugno si aprirà un nuovo capitolo per la gestione politica della città, una città che negli ultimi anni è cresciuta, sapendo reagire alla crisi anche grazie ad una serie di amministrazioni che, da Albertini in poi, hanno preferito puntare su un atteggiamento costruttivo nel rispetto di chi li ha preceduti e propulsivo verso i cittadini.
Ed è qui che la dirigenza cittadina deve impegnarsi ad accogliere le domande della società civile e farsi carico delle sue istanze, alla luce di ciò che Milano sta attraversando, poiché il cambiamento non è più una questione di se ma di quando. Cambiano i modelli produttivi ed emergono nuovi settori, Milano diventa smart in un contesto perennemente connesso ad una rete organizzativa che ha come obiettivo quello di renderci la vita più facile.
La classe politica cittadina deve essere in grado di gestire questa trasformazione senza esserne travolta, attraverso un intervento pubblico minimo ma efficiente.
A testimonianza della buona volontà degli stessi milanesi, si deve sottolineare come il rinnovamento di Milano sia stato alimentato da un buon numero di corpi intermedi – come Milano Città Stato – che hanno sempre lavorato per tutelare gli interessi della società civile. Imprenditori ed imprese hanno finalmente preso consapevolezza di essere parte attiva di una ampia rete in grado di contribuire a progettare una città in cui le parti, spesso diverse fra loro, si dedicano ad un confronto edificante sul futuro che verrà.
Le traiettorie evolutive di Milano devono passare per l’individuazione degli ambiti vincenti in cui investire, gestiti in piena trasparenza e snelliti dalle solite maglie burocratiche, per permettere così alla città di esprimere il suo prezioso contributo all’innovazione e alla conoscenza. La borghesia finanziaria milanese deve tornare ad investire sul territorio, in settori economici rilevati, come la sharing economy e il mercato della smart city.