La Stampa, 17 agosto,
Chissà come finirà la storia dei 50 immigrati con destinazione Capalbio a cui la così detta intellighenzia si sta opponendo. È la solita storiella che trova terreno fertile nella pigrizia agostana.
Serve ai vip finiti nell’ombra durante l’anno per ritrovare fama, ma è anche utile alla controparte politica per dar loro addosso. Ci sfugge però, nell’attuale confusione ideologica, da che parte stiano i Radical Chic di Capalbio e chi sia invece la loro controparte.
In verità la polemica estiva ci presenta una questione molto importante che naturalmente nella bagarre mediatica tra dichiarazioni ed interviste egocentriche più che scientifiche è svanita. La posizione più radicale è quella degli intellettuali che gli immigrati li vogliono ma non a Capalbio.
Sono i così detti Nimby – Not in my back yard -, mentre i più moderati sono i più chic a cui gli immigrati non danno fastidio, anzi ci possono stare se si trovano un lavoro. Si deduce quindi che una qualche competenza questi immigrati ce la devono avere.
Qui abbandoniamo il pettegolezzo da spiaggia per entrare nella questione. Nel silenzio totale ogni anno perdiamo migliaia di italiani che si trasferiscono all’estero.
Tutti cercano quelle opportunità che in Italia non trovano. Molti sono davvero competenti, cioè hanno studiato o emigrano per trovare ulteriori professionalità. In altre parole portano valore all’estero. Da noi arrivano invece molti immigrati, come sappiamo da situazioni drammatiche. Naturalmente la maggior parte ha scarse competenze. La conseguenza è che le mille Capalbio d’ Italia si riempiono di persone poco qualificate. I migranti ruberanno il lavoro dei locali o non trovandolo andranno a cercarlo altrove incrementando il disagio sociale? Può essere, ma difficilmente sottrarranno il lavoro a quelli del luogo. Infatti, come molti italiani emigrano all’estero, sempre di più lasciano i loro paesi per trasferirsi nelle grandi aree metropolitane o in quelle zone dove ci sono più opportunità. Tra questi ci sono soprattutto quelli che hanno studiato e che a casa loro, nei cosiddetti paesoni di provincia, non solo non trovano opportunità, ma nemmeno stimoli.
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