La Stampa, 3 settembre 2016
Siamo davvero in grado di costruire edifici sicuri? La risposta non è così scontata come gli eventi degli ultimi anni purtroppo dimostrano, a cominciare da quest’ultimo tragico terremoto. Eppure negli ultimi anni ci siamo entusiasmati per le città e le case intelligenti. Abbiamo giustamente ambito al futuro senza essere necessariamente preparati al presente. L’innovazione costante dei materiali, le tecniche di progettazione e costruzione sempre più sofisticate oltre all’esperienza millenaria consentono di costruire opere straordinarie e di ridurre al minimo i rischi per la nostra sicurezza. Le agevolazioni fiscali e le assicurazioni antisismiche sono tra le tante proposte che circolano in questi giorni e che dovrebbero, se implementate dal governo, incentivare la messa in sicurezza delle abitazioni che ancora non lo sono. Tutto questo non è sufficiente.
Le agevolazioni si applicano solamente a chi può permettersi di spendere, così come è stato per il risparmio energetico e le ristrutturazioni. Chi non ha le risorse non investe. Le tecniche, e i relativi materiali di costruzione, valgono poco se non sono messe in pratica correttamente. Dovremmo chiedere all’Ance e alle migliaia di imprese edili presenti sul territorio nazionale così come ai tecnici del settore edile, se davvero applicano a fondo le tecniche corrette e usano materiali idonei. A fronte delle grandi imprese impegnate a livello globale nella costruzione di grandi opere, c’ è una moltitudine di imprese tra le quali solo poche hanno quel know-how. Quanti professionisti del settore affrontano il tema sicurezza con troppa leggerezza quando non con ignoranza? Costruire un edificio non è semplice, renderlo sicuro è ancora più difficile perché i fattori coinvolti sono molti. I cittadini non sono tenuti a conoscerli, si devono fidare delle certificazioni che ricevono. Paradossalmente un’auto o un’aspirapolvere nuova sono accompagnate da più specifiche tecniche di una casa. Il collaudatore è colui che certifica cioè che riconosce o no la congruità alle norme antisismiche, ma valuta solo quel che vede e può verificare in corso o a fine opera, interviene troppo spesso, quando la costruzione è già ultimata. Il suo giudizio si ferma a pochi fattori. Le costruzioni sono come gli iceberg. Ne vediamo solo la punta. Prima del collaudo ci sono fasi molto importanti, l’indagine geologica, il calcolo delle strutture, la scelta e il controllo dei materiali, l’esecuzione e la direzione dei lavori. Ciascuna richiede un livello di professionalità molto alto, cioè sapere e competenze di cui non tutti sono provvisti.
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