Corrierecomunicazioni.it, 8 settembre 2016,
Con la smart car ci saranno sempre meno incidenti. Il premio assicurativo dovrebbe dunque calare sostanzialmente riducendo gli introiti per le consolidate imprese del settore. Rischiando di fallire, o sapranno aggiornarsi? L’evoluzione tecnologica sta trasformando profondamente le nostre vite, pensionando una serie molto lunga di professioni per generarne delle altre. Ci siamo accorti che sono scomparsi molti lavori, come l’impiegato di banca, le cui operazioni di sportello sono elaborate più rapidamente online. La stessa rivoluzione tecnologica sta interessando il mercato delle assicurazioni le cui sfide si sono improvvisamente semplificate, rappresentando anche delle minacce per la stessa sopravvivenza del settore. L’introduzione sempre più massiccia delle macchine negli impianti produttivi, così come la presenza di oggetti intelligenti in uffici e abitazioni sta cambiando i profili del rischio. Un semplice robot addetto alla pulizia del pavimento, come ce ne sono già in commercio, tende a ridurre il rischio di incidenti domestici, cioè sbaglia meno di un essere umano. Ma se dovesse sbagliare di chi è la responsabilità? E chi paga? Il robottino che distrugge una credenza ereditata dai nonni e conservata con valore, è responsabile per il danno?
Certo non può risarcire anche se lo incolpiamo. Potrebbe risarcirci l’azienda che lo produce, ma potrebbe essere considerato responsabile anche il proprietario che lo ha acquistato. In questa novità di responsabilità gli assicuratori faticano ancora a muoversi. Solo ora affrontano le prime problematiche legate alla domotica. Se durante un temporale l’elettronica che gestisce un’abitazione va in tilt paralizzando le normali funzioni di riscaldamento illuminazione o di gestione dell’antifurto, a chi va attribuita la responsabilità? Al fornitore dell’impianto difettoso o troppo sensibile, a chi lo ha montato, o semplicemente è una sfortuna meteorologica? Molte assicurazioni non prevedono nei loro contratti quei dispositivi o sistemi che raccoglieremmo sotto il cappello dell’Internet delle Cose. A questo si deve aggiungere che la prossima rivoluzione nel mercato assicurativo arriverà non appena cominceranno a circolare le smart car o le self driving car. Futuro nero per il mercato assicurativo? No, grandi opportunità. Secondo la Creative Destruction di Schumpeter nuove imprese guidate da imprenditori creativi prenderanno il posto di quelle che non riusciranno a fare innovazione.
Da start-up inusuale nel mercato assicurativo, Anthea (impresa nata a Vicenza che oggi vanta 35 milioni di euro di premi, 30 dipendenti interni formati esclusivamente in house, età media 35 anni) si sta imponendo come nuovo player proprio perché ha puntato molto sullo sviluppo avanzato del risk management sui mercati ancora poco esplorati. Consapevole che nessun algoritmo avrebbe potuto sostituire la professione dell’agente, l’AD e Presidente di Anthea, Flavio Marelli, ha puntato sulla specializzazione delle competenze in nicchie di mercato che necessitavano di esigenze assicurative particolari, prima esclusivo appannaggio di grandi player internazionali. Così oggi Anthea per esempio, è una delle poche ad offrire assistenza nell’area del cyber crime aiutando a limitare l’impatto di costi e danni derivati, in maniera diretta o indiretta, da guasto, errore umano o dolo.
Questa giovane impresa è la dimostrazione che anche in un settore molto conservatore e chiuso a pochi grandi player, possono emergere nuove realtà i cui servizi sono di grande beneficio per tutti noi, anche quando l’evoluzione tecnologica corre veloce.