Affaritaliani.it, 26 settembre 2016
Altro che rinascita. Ci vogliono le idee. Non solo il programma. Un’idea nuova di mondo. Un’idea nuova in cui i giovani, non i vecchi e i pensionati, si possano identificare.
Avrebbe dovuto essere l’occasione della rinascita, e invece no. Il Centro Destra s’è dato e con esso tu caro Parisi quel Mameli contemporaneo che avrebbe dovuto destarlo.
“Professorale” lo ha definito Berlusconi che della tua scesa in campo è il principale sponsor*. Non è un attributo necessariamente denigratorio, al contrario. Ma in un contesto di rilancio politico è il termine che sancisce il fallimento. Professori erano i montiani. Professore era Passera che, è bene precisarlo, rispetto a te, ha elaborato un programma decisamente più coraggioso e soprattutto un’agenda culturale nuova dalla quale potesse emergere un Centro Destra diverso da quello stantio che ci ritroviamo.
Per implementare un programma Liberale ci vogliono i Liberali. Nel Centro Destra di oggi, quello di Berlusconi, quello dei piccoli imprenditori di terza generazione che sono tutto tranne che intraprendenti, quello delle sciure cotonate nelle loro pellicce anni ottanta, i Liberali non ci sono. C’erano un tempo, pochi, così infastiditi dall’idea di massa che hanno fatto di tutto per affossare il partito delle masse, perché abituati a sopravvivere degnamente con il 2% del PLI. Puoi fare la rivoluzione (ossimoro) Liberale in questo Centro Destra? No. Lo intuì Passera che infatti ha fallito. Non l’hai intuito tu a dimostrazione che il tuo progetto non è qualcosa di altro rispetto a Berlusconi. Rischi di essere semplicemente un altro al posto dei camerieri del Cavaliere. Ma sei meglio di loro, per fortuna, molto meglio. Tutto questo lo stai facendo in un contesto frammentato, dove gli atomi si scindono e inconsciamente consacrano il big-bang del Nazzareno.
Prima caro Parisi, avresti dovuto plasmare la tua platea, sagomarne la cultura, distinguendoti da questo Centro Destra di anti tasse. Il fisco è certo un tema, ma non è il solo argomento. Non può più essere l’inno di un nuovo movimento. Da uomo di impresa avresti dovuto cogliere la necessità che un nuovo brand ha successo se la cultura organizzativa cambia. Hai modificato i valori? Hai ridefinito gli obiettivi? Hai soprattutto ripensato la vision e la mission? No. Ti sei presentato con due lampadine sul fondale, come le slide di Renzi, ma di quando era all’università 15 anni fa. Lo scimmiottamento funziona bene se hai le risorse e l’arroganza per strappare le novità ai piccoli innovatori. Così succede sul mercato. Con questo Renzi però, in questo contesto politico, è difficile superarlo sul suo terreno della comunicazione. Allora ci vogliono le idee. Non solo il programma. Un’idea nuova di mondo. Un’idea nuova in cui i giovani, non i vecchi e i pensionati, si possano identificare. Non è la fine, si può sempre rimediare e provare. Per farlo devi uscire dal tuo vestito manageriale, e metterti il lupetto con i jeans del visionario intraprendente. Sperando che non valga il detto: l’abito non fa il monaco.
* “non lo conosco” da parte di Berlusconi sarebbe stato il tuo vero endorsement