Circa un anno fa, per le quattro banche salvate – CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti – alcune grandi banche hanno partecipato attivamente al loro salvataggio attraverso il Fondo di Risoluzione. Questo ha comportato però l’introduzione, nei conti corrente dei propri clienti, alcuni aggravi che hanno fatto discutere le associazioni dei consumatori e non solo. Al di là però del concetto di bail in, è giusto che a fare le spese dei disastri del sistema siano sempre i correntisti? E’ eticamente accettabile questo?
Il settore bancario negli ultimi mesi sta attraversando non poche trasformazioni nella più completa immobilità dei banchieri. Inoltre non aiuta far finta di dimenticare che la questione spinosa dei salvataggi non si esaurisce con i quattro piccoli istituti sopra menzionati, ma si allarga a macchia d’olio se si accenna al Monte dei Paschi. Ecco come da una semplice analisi geografica ci si rende conto che le banche maggiormente colpite sono istituti che occupano zone del Centro Italia, dove la politica – tradizionalmente di sinistra – si mischia e si intreccia con dinamiche differenti.
Ad ogni modo, il timore generale è che ci sia un ulteriore capitolo in questa vicenda, con epiloghi non dissimili da quelli sperimentati nei mesi scorsi. L’eccesso di regole e di norme finisce con il pesare sulle banche che, a loro volta, si rivalgono sui correntisti, e il tutto in piena conformità della legge. Bisogna dire che sull’Italia grava lo scarso peso politico che abbiamo in Europa e l’assenza di uomini forti nei board della BCE: questo ci ha rallentato facendoci perdere del tempo prezioso. Chi ha pagato l’intempestività di certi provvedimenti sono stati i clienti e i lavoratori.