Affaritaliani.it, 13 ottobre –

Quanto guadagnano partiti? È stata presentata l’indagine comparativa 2016 “Fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito” a cura del Centro Studi sul Nonprofit e delle associazioni Raise the Wind, Costruiamo Consenso e Competere. Tra gli invitati alla presentazione alla Camera dei Deputati diversi esperti del settore e rappresentanti della politica che hanno dato vita ad uno stimolante dibattito riguardo la Legge sul finanziamento pubblico ai partiti che entrerà in forza a partire dal 2017.

La ricerca, conclusasi a settembre 2016, ha monitorato le attività di fundraising e people raising di diciassette tra partiti e movimenti politici italiani e ha rilevato un incremento della percentuale dei soggetti che adottano almeno una tecnica di fundraising, passata dal 45% del 2013 (anno precedente all’entrata in vigore della legge sull’abolizione del finanziamento pubblico diretto) al 100% del 2016 (ultimo anno prima del taglio definitivo del finanziamento pubblico diretto). Inoltre, è pari all’88% la percentuale di partiti e movimenti che quest’anno ha adottato due tecniche di raccolta fondi; al 59% la quota percentuale di chi ne ha utilizzati tre. Va segnalato che rispetto al 2013 è aumentata la percentuale di partiti e movimenti politici che raccoglie i dati dei propri donatori passando dal 25 al 94%.

Tuttavia, nonostante un trend in crescita come dimostrato dai dati raccolti, si è trattato principalmente di semplici raccolte fondi che non mirano alla periodicità delle donazioni né a creare un rapporto duraturo con il donatore. I partiti italiani risultano ancora poco strutturati e dotati di figure specializzate nella fidelizzazione con l’elettore e nell’implementazione di tecniche avanzate di fundraising.

Nando Paglioncelli, presidente di Ipsos Italia, ha spiegato che “il tema del fundraising per la politica in Italia è condizionato da tre elementi critici: una forte crisi di rappresentanza, la scarsa partecipazione dei cittadini al dibattito pubblico e la percezione distorta dei costi della politica”. Inoltre, continua Paglioncelli “un elemento da non sottovalutare quando si discute di fundraising politico, specialmente nel nostro paese, riguarda l’appartenenza politica dell’elettore: nel 2013 il 39% degli elettori ha modificato la propria opinione, votando in maniera diversa dalle consultazioni precedenti”.

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PNR