E’ iniziato il conto alla rovescia. Meno sette giorni al referendum costituzionale del 4 dicembre.
La democrazia italiana è abbastanza matura per sperimentare l’accentramento del potere esecutivo, se dovesse vincere il Sì? Non proprio. La nostra è una democrazia giovane, di appena settant’anni e non può essere ancora definita completamente liberale. L’allarmismo introno alle conseguenze di una vittoria del Sì, per cui si prefigurerebbe un embrionale schema autoritario, non è accettabile ed è fantasioso. L’aspetto, però, più deprecabile di questo tipo di accentramento è la sottrazione ai cittadini della libertà di scegliere, seguendo il concetto per cui uno solo individuo decide per tutti. Una vera riforma costituzionale dovrebbe partire da un presupposto diverso, quello garantire una maggiore sovranità al popolo, permettendo una convivenza reale e edificante fra le parti.
A questo scenario si aggiunge l’annuncio di Berlusconi, intenzionato a riprendere le redini di un Centro Destra frantumato. Il suo ritorno non può e non deve essere accolto con un sospiro di sollievo. Il riproporsi di Berlusconi evidenzia un dato di fatto ormai inappuntabile: il Centro Destra non ha più idee. E mancano uomini nuovi. Se è questa l’alternativa a Renzi, è pacifico sostenere che al PD non c’è una vera opposizione.