Cari Amici,
Dicono che noi Liberali amiamo andare controcorrente. In realtà seguiamo la corrente del metodo dell’individuo cittadino, una corrente che in Italia ci si ostina a rifiutare e che invece in Europa, pur con tutti i limiti, ci si sforza di seguire. Oggi sono qui a Brussels dove risiede la mia famiglia, mio figlio Leonardo. mentre a Roma state celebrando i trattati. Brussels è la nostra Capitale, la Capitale della nostra Europa. E’ l’Europa di mio figlio. Voglio usare Leonardo come esempio. Un bambino europeo. E’ nato a Roma ma vive da due anni a Brussels. Frequenta una scuola internazionale, con bambini provenienti non solo dall’Europa ma da tutto il mondo. Lo osservo mentre gioca anche ora che sto scrivendo questa nota. Di lui non mi stupiscono le tre lingue con cui ormai si esprime. Mi meraviglia il fatto che le usi per dialogare e convivere con i suoi coetanei. E’ un figlio dell’Europa. l’Europa è la sua casa. I confini tra paesi non esistono più se non per definire squadre di calcio.
Leonardo vivrà una nuova fase, il risultato di un nuovo e ulteriore passo verso quella maggiore libertà individuale e libera iniziativa che i trattati hanno avviato. Il nostro obiettivo è che questa ulteriore libertà non sia solo per pochi fortunati, come Leonardo, ma che sia per ogni cittadino della sua generazione e delle generazioni successive.
Purtroppo potrebbe non essere così. Se non ritorniamo allo spirito di quei trattati da cui ci siamo allontanati. Molti a differenza di Leonardo rischiano di crescere rifiutando la nostra idea di Europa, semplicemente perchè gliene viene propinata un’altra che non è la nostra. Oggi non dovremmo festeggiare solo una ricorrenza, ma un metodo, che per i Liberali è il metodo sperimentale.
Come ha scritto in questi giorni un amico Liberale, Raffaello Morelli, “negli anni, la capacità del metodo della libertà a passo a passo, ha fatto della UE l’istituzione internazionale meno lontana dai cittadini. Non a caso il meccanismo si è inceppato quando il metodo della libera circolazione e del confronto sperimentale sui risultati, è stato messo di fatto da parte e sostituito dalla cooperazione incapace di scegliere in base alle concrete condizioni reali. In pratica dal pensare possibile svilupparsi, sulle spalle della sovranità dei cittadini europei, privilegiando le burocrazie e i loro disegni prefissati”.
I populismi germogliano là dove non c’è un metodo sperimentale del cittadino. I populismi che vogliono scioccamente distruggere il mercato libero e il libero commercio sono la logica risposta ai bisogni che l’Europa dei burocrati non riesce a rispondere. Si è imposta l’Europa della solidarietà e della cooperazione, quando invece con i trattati si è iniziato il cammino dei piccoli passi. Dobbiamo riprendere quel cammino.
Dobbiamo anche essere realistici. Dobbiamo affrontare la complessità di quanto ci circonda e il tempo ci presenta. Dobbiamo ritornare al metodo sperimentale e produrre nuove soluzioni attraverso il conflitto tra idee tipico dei Liberali. La globalizzazione sociale e dei mercati, e il rapido sviluppo tecnologico che rappresenta una singolarità tecnologica, che sono una straordinaria opportunità di libertà e prosperità, ci stanno presentando anche delle sfide molto difficili. I paradigmi con cui proviamo ad affrontarle – si immagina una ricetta nelle segrete stanze e poi si applica senza modificarla secondo i risultati – non funzionano più. Non dobbiamo cascare nel tranello dell’ansia socio mediatica, dobbiamo prenderci del tempo e tornare a dibattere, come facevano i nostri padri, per ritornare ai piccoli passi del metodo sperimentale.
Sono tante le sfide che dobbiamo affrontare, come Liberale ne voglio segnalare tre, che vanno combattute subito.
Il Liberalismo è un metodo che riflette più che mai il metodo sperimentale. In questi anni di agorà digitale, la scienza è sotto attacco. Al metodo sperimentale viene preferita la demagogia. Ai fatti della scienza, si preferiscono le bufale. E’ questa una delle vie del populismo. Questo fenomeno riguarda i fatti scientifici, i vaccini, l’olio di palma, le carni rosse, etc. ma riguarda anche i fatti che riguardano l’Europa. Ne sentiamo di tutti i colori, ma non sento la voce dei Liberali a difendere i risultati del metodo sperimentale. L’Economia della UE è lenta, così come quella italiana. La colpa non è dell’Euro. Va dimostrato. Abbiamo i fatti per farlo. I prezzi non sono aumentati nella UE. Gli studi lo dimostrano. Dobbiamo raccontarlo.
Nei prossimi giorni lanceremo un’iniziativa a favore del metodo sperimentale contro questo atteggiamento anti scientifico che sta dilagando in politica così come nelle scuole. Vorrei la vostra partecipazione.
Tale atteggiamento è certamente alimentato anche da forze ostili all’Unione Europea. E’ evidente, e ci sono fatti sempre più concreti, che Russia e Stati Uniti temono in modo differente la solidità dell’Europa unita. I populismi anti europei sono alimentati intellettualmente ed economicamente da questi due paesi. L’asse è evidente. Siamo il terzo mercato più grande del mondo, tolte Cina ed India, il primo tra i paesi più avanzati. Saremmo anche il primo per capacità produttiva e di fare innovazione. Qualcuno preferisce averci spacchettati. Resteremmo quindi il terzo più grande mercato al mondo, ma finiremmo per restare 27 forze produttive separate, quindi deboli, dipendenti da altri. Uniti saremmo la prima forza al mondo.
Dobbiamo contrapporre la nostra idea di Libertà e di libero mercato a quella di chi ci vuole separare preferendo un mercato chiuso dove la globalizzazione è governata da rapporti di forza a scapito della libera iniziativa e delle opportunità per tutti. La globalizzazione è un fenomeno plurale, non un’oligarchia.
In questi giorni abbiamo lanciato un’iniziativa a favore della globalizzazione e del libero scambio insieme a molti pensatoi internazionali. Vorrei la vostra partecipazione.
Per vincere la sfida economica, non basta essere uniti o coesi. Servono politiche riformatrici per rapporti di convivenza più aperti, anche in materia monetaria e certamente fiscale. Servono però, lo ricordava bene il presidente della BCE, politiche a favore dell’innovazione. Ci sono alcuni tra di noi, nei ??27, che stanno spingendo sull’innovazione e sono addirittura avanti agli USA. Dobbiamo estendere queste politiche al resto della UE. L’Innovazione deve essere il driver motore delle nostre economie. L’innovazione parte dalle scuole. E le nostre sono l’unica istituzione che non si è evoluta in un contesto socio-economico che oggi si definisce smart. Se vogliamo competere globalmente dobbiamo riformare le scuole. Ma non la struttura governativa delle scuole, secondo lo schema bianco-rosso dei sindacati e dei politici comunisti e democristiani. Dobbiamo trasformare la didattica scolastica, e rendere le scuole il luogo della sperimentazione, della curiosità, della creatività e dell’intraprendenza. Anche su questo punto abbiamo lanciato una serie di iniziative. E anche su questo vorrei la vostra partecipazione.
Infine un quarto punto sul come eleggere il Parlamento Europeo. E’ una proposta di altri che rientra nella logica liberale dei tre punti precedenti. Visto che l’Inghilterra esce dall’Europa, cogliamo l’occasione dei 73 posti vacanti per farli eleggere direttamente da tutti i cittadini europei. Sarebbe uno sviluppo concreto dei frutti innestati 60 anni fa, quando. per rompere la morsa degli accordi diplomatici sulla testa dei cittadini, si avviò il processo della libertà a passo a passo tra gli Stati governati dai cittadini sovrani. Oggisono mature le condizioni perché i cittadini europei e il loro ccnfrontarsi aperto abbiano ancor più spazio in quell’Europa che, come disse nella Sala degli Orazi e Curiazi l’indimenticabile artefice dei Trattati di Roma, Gaetano Martino, è la nostra patria spirituale.
Sono solo alcuni punti tra i tanti. Ma sono quelli su cui, al di là delle parole, stiamo lavorando concretamente per affermare la nostra idea di libertà e di Europa. Il resto è piacevole retorica.