di Pocah
È stata dura ma alla fine, in barba alle previsioni, io ce l’ho fatta!! Ho superato brillantemente la mia prima settimana “senza campo”. I miei amici scommettevano che non sarei sopravvissuta, e francamente nemmeno io pensavo fosse sostenibile trascorrere 7 giorni lavorativi unplugged.
Per la verità si è trattatto di quattro giorni effettivi, perché durante il viaggio di andata e ritorno il campo ogni tanto c’era. Giusto il tempo per dettare il mio testamento professionale, salutare le persone care, poi è arrivata l’eclissi digitale totale, con il primo internet point a ore di navigazione. Unica ancora di salvezza psicologica: la disponibilità di un telefono satellitare di bordo per le eventuali comunicazioni di emergenza. Ma capirete che – soprattutto durante un periodo di pieno fermento lavorativo con crisi mediatica in atto – questo non era abbastanza rassicurante, almeno per me. Fino ad un giorno prima non volevo partire e invece … è stata la prima vera vacanza dopo anni.
Bilancio finale: 1 sms ricevuto e 1 sms inviato su satellitare e stop. E al momento della riconnessione 2 grandi sorprese: accorgersi che nel frattempo la Terra ruotava ancora tranquillamente su se stessa e intorno al Sole e – cosa ancora più importante – rendersi conto che, dopo aver passato i primi due giorni in preda ad un’ansia galoppante, in realtà nei giorni successivi l’ansia da notifiche sui social personali e professionali, le anteprime delle email e i problemi di lavoro erano magicamente svaniti da il mio cervello.
Una sensazione di meravigliosa liberazione e stupore mi ha pervasa e ancora oggi mi riferisco a questo – purtroppo isolato – episodio come ad un evento miracoloso.
Questo aneddoto mi frulla in testa da qualche tempo, perché ultimamente le email, i feed, le bacheche e le timeline sono diventate la mia ossessione per motivi professionali e sento l’esigenza di prendermi una pausa disintossicante. È giunta l’ora di un periodo di Digital Detox.
Ho scoperto che si è scritto molto sull’argomento, che è stato oggetto di diversi studi. Sono state individuate delle vere e proprie patologie e stati di alterazione emotiva e fisica e la neuroscienza se ne sta occupando. Qualche esempio.
1. Secondo uno studio mediamente tocchiamo il nostro smartphone 2.716 volte al giorno. I casi più patologici arrivavano a superare le 5.000.
2. Il nostro cervello ha una predisposizione a prestare attenzione agli stimoli in rapido cambiamento. Come i nostri antenati preistorici (o predigitali) per sopravvivere dovevano prestare attenzione alle condizioni esterne per difendersi da animali feroci e cataclismi naturali, oggi noi eroi dell’era WI-FI controlliamo spasmodicamente i nostri feed e facciamo indigestione di news (spesso fake-news) che a volte non riusciamo nemmeno a processare adeguatamente. Qualcuno ha parlato di ignoranza 2.0 e delle implicazioni preoccupanti per i processi di apprendimento delle nuove generazioni. E se anche noi come i nostri antenati preparassimo il nostro organismo alle minacce social con aumento del battito cardiaco e della sudorazione, salivazione ridotta e dilatazione delle pupille per processare le cattive notizie ?
3. FOMO, letteralmente paura di perdersi qualcosa (dall’inglese fear of missing out). Paura che il mondo possa andare avanti senza di noi, e di perderci qualcosa di importante mentre siamo off-line. Termine probabilmente coniato da Sherry Turkle, esperta di psicologia delle interazioni online del MIT.
4. Nomophobia, invece, è il timore di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, timore che può provocare effetti fisici simili agli attacchi di panico (mancanza di respiro, vertigini, sudorazione, battito cardiaco accelerato e nausea».
5. I digital addicted possono andare incontro all’artiglio dell’sms(Text Claw), ovvero a un’infiammazione dei tendini e del tunnel carpale; possono soffrire di insonnia (perché le luci LCD degli strumenti digitali inibiscono la produzione naturale di melatonina fino al 22%); possono avere la sindrome della vibrazione fantasma, ossia l’errata sensazione che il proprio smartphone stia squillando e, infine, il collo da sms, ovvero problemi posturali dovuti alla perenne consultazione del cellulare.
Alcuni studi hanno rilevato che le persone con dipendenze digitali non riescono a prendere decisioni con le giuste emozionie hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni.
È un circolo vizioso. Stare sempre connessi può generare un notevole senso di frustrazione ma anche la modalità aereo ci crea ansia.
Le vacanze sono il momento giusto per provare a disintossicarci. Tre consigli, prima di tutto a me stessa e per coloro (tanti) che si riconoscono in alcuni di queste patologie da digital dipendenza:
- Semplicemente premere il tasto off di tutti i nostri dispositivi. Mica per sempre, stabiliamo un tempo, e gradualmente aumentiamolo ogni giorno per tutta la vacanza.
- Dedichiamoci allo sport, alle persone, a goderci un bel panorama, ad un libro (quando ho letto per intero l’ultimo?), ad un film sotto le stelle in un cinema all’aperto e non in streaming sul cellulare.
- In rete troverete un mare di consigli se proprio non sapete come fare. Io appositamente non vi segnalo link. Vi consiglio di trovare un bel libro in argomento da mettere in valigia (io sono incuriosita da questoche promuove il JOMO “Joy Of Missing Out” ) per poi leggerlo sotto l’ombra di un bel pino. In ogni caso, mi raccomando, che sia un libro “vero”, non la versione e-book.
- Per i casi disperati: on line troverete addirittura delle proposte per vacanze specializzate in digital detox. Ce n’è per tutti i gusti, mare, montagna, laghi e agriturismo. Anche in questo caso niente link, fatevi una passeggiata in agenzia e una bella chiacchierata con un agente di viaggi, una persona vera
- Compratevi una vera macchinetta fotografica, anche di quelle usa e getta e scattate foto solo con quella. Sono concesse le istantanee.
- Portate il rullino a sviluppare (quando è stata l’ultima volta?) e compratevi un bell’album per conservare i vostri ricordi della vostra vacanza off-line. PS: Vietato postare foto di tonnarelli all’astice su Instagram.
Buon digital re-hab a tutti e soprattutto buone vacanze analogiche, ce le meritiamo.
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