Unica preoccupazione ammessa d’estate sono i romanzi da mettere in valigia. Angoscia un po’ bohemien vista l’esistenza dei dispositivi elettronici capaci di contenere l’intera biblioteca di Alessandria, ma siamo gli ultimi dei romantici.
I lettori estivi si dividono in due categorie: quelli che vorrebbero leggere un libro corto, da intervallare a qualche bagno al mare e un giro in bicicletta, e quelli che vorrebbero leggere un bel mattone, perché diciamoci la verità sul lettino in spiaggia abbiamo finalmente il tempo di dedicarci a quei libri inaffrontabili durante l’anno che ci stancano solo a guardarli sul comodino.
Come diventare se stessi, di David Lipsky.
Un libro eccezionale da cui hanno tratto un film orrendo. David Foster Wallace è alla fine del suo tour promozionale per Infinite Jest (libro stupendo, perfetto, divertente, struggente, ironico, poi magari ne riparliamo), e già banchetta nell’Olimpo della scrittura americana; David Lipsky è un giornalista di Rolling Stone che deve scrivere un pezzo su di lui. È quasi la sbobinatura di un nastro che registra una conversazione colta ma non pedante sul postmodernismo, le dipendenze, la musica e il cibo spazzatura. Un pezzetto di David Foster Wallace che gli è sopravvissuto.
Una vita come tante, di Hanya Yanagihara.
La storia straziante di Jude St. Francis e del suo viaggio ai bordi dell’amicizia e dell’amore, nei territori sconosciuti dell’intimità, in quello spazio dove le definizioni identitarie si fanno più liquide. “Una biografia incisa nella pelle e nelle ossa”, un’esistenza su cui incombe il peso del passato e su cui il presente riesce a fare ben poco. Un libro perfetto che restituisce un’anatomia dell’amore e del dolore difficile da dimenticare e allo stesso tempo si fa manifesto letterario del post-umano del ventunesimo secolo. “Non lo vediamo mai con nessuno, non sappiamo di che razza sia, non sappiamo niente di lui. Post-sessuale, post-razziale, post-identità, post-passato. Il post-umano. Jude il Post-Uomo”.
Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni, di Edwin Abbott Abbott.
Delizioso, si legge in fretta per il gusto di farsi sorprendere. È la storia di un quadrato che vive in un mondo bidimensionale, un gigantesco foglio di carta dove, è evidente, sono tutti sullo stesso livello. C’è dentro di tutto, dall’utopia alla satira. Fu scritto da Edwin Abbott Abbott nella seconda metà dell’Ottocento e non ebbe un grande successo, ma complice la teoria della relatività di Einstein ha scoperto miglior fortuna nel Novecento, tanto da consigliarvelo come lettura dell’estate.