di Maria Serra
Anche da MacDonald’s si ordina da soli davanti ad un totem
Automazione e tecnologia ci costringono a lavorare quasi un’ora al giorno gratis… pagare a una cassa automatica, fare benzina da soli, prenotarci un aereo e poi fare il check-in seguendo le istruzioni, inviare una raccomandata on-line. Craig Lambert, sociologo di Harvard, lo ha definito in un suo libro “lavoro ombra” ripescando un termine che in passato gli studiosi delle dinamiche sociali avevano riservato all’attività delle casalinghe. E’ un fenomeno che pur essendo cominciato lentamente con i primi self-service degli anni 60 cresce rapidamente con l’affermarsi dell’informatica e sottrae posti di lavoro alle comunità, incidendo proprio su quegli impieghi che erano destinati ai meno specializzati.
Ma chi ci guadagna?
Sono tutti lavori che prima faceva qualcun altro, contrattualizzato e pagato. Ora pesano su di noi… che dobbiamo acquisire nuove competenze e impegnare del tempo senza essere retribuiti. Siamo cassieri di supermarket e banche, impiegati delle poste, steward e benzinai. Ma – tranne che in pochi casi – questa attività non frutta nulla a noi; serve esclusivamente a tagliare i costi per la grande impresa e la grande distribuzione. Ultimo esempio, il fast-food: ormai da McDonald’s si ordina da soli ad un totem, si paga con la carta di credito, poi ci si siede e – in cambio dello sforzo fatto – si viene serviti al tavolo, evento rivoluzionario per la filosofia del fast-food. Poca roba, non c’è nessun calo dei prezzi dei panini, ma intanto il ristorante ha licenziato dieci addetti su venti dei suoi commessi, risparmiando in stipendi e contributi e forse anche migliorando i livelli di efficienza del servizio, visto che il lavoratore poco specializzato spesso è poco efficiente ed è lui stesso a causare le file e il disservizio che disturba l’utente.
Il consumatore, però, continua a non guadagnarci nulla, mentre l’automazione lo spinge verso nuovi mestieri da acquisire in fretta.
Anzi, questo trend propone anche dei quesiti che finiranno sul tappeto in un futuro rapido quanto l’aggiornamento di una app…
E’ chiaro che il taglio indiscriminato di lavoro porta anche meno denaro nelle casse degli Stati e degli istituti di previdenza, pigramente adagiati sui concetti di cuneo fiscale e fiscalizzazione degli oneri sociali che gli permettono di incassare senza sforzo da imprese e lavoratori.
Così, oltre a lavorare gratis per una multinazionale o una grande impresa, presto questo meccanismo ci porterà a pagare più tasse per sostenere il welfare destinato agli esclusi. Uno scenario che rende urgente ideare nuovi approcci alle politiche sociali e di redistribuzione del reddito.
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