di Maria Serra
Chi ha tempo non aspetti tempo … quante volte ce lo siamo sentiti dire. Succede che nell’era di internet, i vecchi proverbi abbiano lasciato il passo a personaggi più o meno discutibili, a blog e piattaforme che hanno fatto dell’insegnamento del cosiddetto ‘time managment’ il loro business: tutorial, video emozionali, schede, presentazioni, più in generale pacchetti a pagamento che, nella logica della fidelizzazione del cliente, promettono di migliorare le proprie performance nel lavoro e nella vita.
L’obiettivo non è di per sé sbagliato né deprecabile, ma scopre il nervo di un sistema scolastico e universitario, apprezzato da un punto di vista nozionistico, ma dove non si insegna più il metodo. Quello stesso che ci permette di saper scansionare le nostre giornate e di saperci dare delle priorità, nello studio prima e nella vita poi. Ritenere dunque che alcuni ‘guru’ possano insegnare il valore del tempo a chi è già in età avanzata, a chi è stato dieci anni all’università o a chi entra nel mondo del lavoro oltre i trenta anni, è abbastanza inverosimile.
Su alcuni di questi siti poi, si aprono delle vere e proprie controversie: alcuni ti insegnano quanto sia sbagliato affidarsi alle ‘To do list’, altri ne osannano l’efficacia. Alcuni ti indicano le attività inutili che dovrebbero essere eliminate in una giornata affinché le proprie aspettative non vengano disattese e non ci si senta dei frustati. Peccato che ognuno di essi dica la sua mettendo in fila una difformità di azioni difficilmente riconducili ad una coerenza più generale.
Il valore del tempo lo si dovrebbe apprendere sin dalla giovane età. Probabilmente rimettendo in discussione anche una serie di parametri ormai obsoleti nel nostro Paese: in America ci si diploma a 16 anni, in Brasile si diventa maggiorenni a 13 anni. Non sarebbe sbagliato che in Italia cambiasse qualcosa in questa direzione. Qualche tempo fa, fu proposto di abbassare l’età dell’elettorato attivo per il Senato dai 21 anni ai 18 anni, uniformando il diritto al voto con la Camera dei Deputati. Non se ne è saputo più nulla.
Se chi ci governa avesse cura di leggere qualche dato, potrebbe facilmente trarne anche il senso delle azioni da intraprendere: l’Istat nel 2016 ha rilevato che sei giovani su dieci vivono con i genitori e che il 42% sogna un futuro all’estero. Questo è il tempo in cui viviamo ed è quello che va cambiato, se vogliamo davvero migliorarne il valore, perché è il prodotto dello spazio nel quale viviamo e delle regole che lo determinano. Se non ripartiamo da qui, non si sono corsi che tengano.