di Maria Serra
Diceva Dostoevskij “Gli uomini sono fatti in modo da doversi necessariamente tormentare a vicenda”.
Lavoro, scuola, famiglia sono i contesti più comuni dove le persone si esercitano con i propri atteggiamenti, sviluppando spesso conflitti intrapersonali dovuti a divergenze di obiettivi e interessi, ma anche conflitti interiori. In ogni caso rappresentano un grave problema emotivo che si ripercuote negativamente sulle relazioni sociali della vita di ognuno di noi.
AL LAVORO
Una ricerca del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza ha rilevato che quasi le metà dei lavoratori perde un quinto del tempo a cercare di risolvere contrasti e incomprensioni ormai fisiologiche. Questo è da imputare il più delle volte all’assenza di uno spazio di decantazione per cercare di gestire, e risolvere se possibile, i problemi delle persone che si muovono all’interno del luogo di lavoro, a partire dalla manovalanza fino ai vertici di una struttura aziendale.
A SCUOLA
La scuola che è spazio di confronto, scambio e progettualità educativa, diventa ormai troppo spesso spazio di conflitti, di varie forme e relativi a soggetti e gruppi generazionali e socio-culturali diversi, e di violenza che, a prescindere dallo sconfinamento nella devianza minorile, assume spesso le sembianze del cosiddetto ‘bullismo’. Secondo i dati 2016 del Censis, nel corso dell’anno subisce una qualche forma di abuso il 52,7% dei giovani d’età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Una percentuale che sale quando scende l’età, attestandosi al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i maschi nel caso degli 11-13enni. Colpisce anche la frequenza degli attacchi: perché quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese e l’eventualità diventa persino più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%).
IN FAMIGLIA
La vita nelle famiglie è cambiata molto, e in peggio: da rifugio e luogo dove sentirsi protetti e in pace, si stanno trasformando in non luoghi, dove il conflitto, al quale si accompagna il più delle volte un assordante silenzio, si trasforma spesso in atti di violenza e quindi in una vera e propria piaga sociale. I dati dell’istituto di statistica che parlano di abusi nell’ambito familiare ci dicono che nel 2017 il 37,6% tra mogli o compagne avrebbe riportato ferite o lesioni, il 21,8% soffrirebbe di dolori ricorrenti. E’ vergognoso, oltre che doloroso, quanto si scopre guardando anche alle motivazioni delle reazioni dei partner visto che nel 7,5% dei casi la violenza scatta dopo la scoperta di una gravidanza non gradita.
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