di Pocah

Lo scontro generazionale è sicuramente il conflitto piu lungo della storia e forse uno di quelli mai destinati a risolversi. Inizia presto, sempre più presto. Nella società contemporanea i bambini acquisiscono consapevolezza prima e con la consapevolezza arriva la volonta di affermare il proprio io, nasce la tensione, la propensione allo scontro con modelli che vengono loro imposti dai loro genitori e dagli insegnanti, i “baby boomers”. Quelli che da bambini il cinema e pizza una volta a settimana era un lusso, che andavano a scuola in autobus con la schischetta, vedevano i cartoni un’ora al giorno, e che si sono costruiti un futuro grazie all’educazione ferrea impartita loro dai genitori. I nonni, che a loro volta si sono fatti da soli, hanno tirato la cinghia e sono andati alle scuole serali, sognavano il posto fisso per ottenere un mutuo e comprarsi una casa e compravano gli elettrodomestici con le cambiali.

Quelli che “si stava meglio quando si stava peggio”. Ma poi, siamo sicuri che sia proprio così?

Accusiamo i nostri figli adolescenti di essere dei perditempo perché ne passano poco sui libri ma spesso non è colpa loro, è la scuola che è cambiata, sono cambiati i metodi di valutazione e di insegnamento, e anche i modelli di apprendimento. E gli strumenti, soprattutto. Mia figlia studia sugli e-book, io prima di capirlo mi sono sgolata per una settimana rimproverandola perché andava a scuola senza libri. Ma perché colpevolizzare i ragazzi per essere cosi a loro agio in una società che noi abbiamo trasformato ed alla quale noi ci siamo dovuti adattare, mentre loro in questa società accelerata e digitalizzata sono venuti al mondo?
Facebook, Instagram, Google, gli smartphone non li hanno inventati loro, ma noi. Perché non dovrebbero poter fruire di strumenti disponibili? Non dovremmo forse preoccuparci prima di tutto di imparare noi a gestire i social network e la tecnologia (siamo sicuri di farne un buon uso?) e poi cercare di insegnare ai ragazzi ad utilizzarli senza rimanere intrappolati nel loro mondo digitale e perdere il contatto con la realtà e gli essere umani?
Li consideriamo materiali, omologati, superficiali, e ci dimentichiamo di quando noi sognavamo il motorino a 14 anni, solo perché le minicar ancora non le avevano inventate. E non è colpa dei ragazzi se le strade di oggi non sono più quelle di una volta e ci sono più pericoli, se il traffico è aumentato. Non possiamo e non dobbiamo chiuderli dentro una bolla di vetro.

Noi eravamo i ragazzi “del muretto”, ve lo ricordate? Noi facevamo la fila per per comprare i camperos da El Charro, come loro adesso collezionano sneakers che acquistano on-line con la nostra carta.

Questo non vuol dire che per il quieto vivere, per la “buona pace familiare”, si debba lasciar correre tutto.

Ci sono valori umani e principi sui quali non si può transigere e sui quali il conflitto ci deve essere e può essere solo salutare. C’è il senso del dovere e quello di responsabilità, ad esempio. Ma è vero anche che il conflitto genitori – figli, insegnanti – alunni, adulti – giovani dovrebbe essere uno stimolo per ambo le parti in causa, perché ciascuna ha qualcosa da insegnare all’altra.

La famiglia e la scuola sono spesso terreno di conflitti esasperati, improduttivi, dove non si cresce e ci si arrocca sulle rispettive posizioni. Sarebbe bello invece che dal conflitto tra due generazioni che si scontrano per affermare ciascuna al propria visione si arrivasse ad una risoluzione che soddisfi da un lato le aspettative dell’uno (il genitore) per il futuro dell’altro (il figlio), in cui vede spesso una sua proiezione, ma accolga al tempo stesso le aspettative dell’altro (il figlio) per il proprio futuro. Aspettative che non necessariamente coincidono perfettamente.

Noi adulti siamo sempre pronti ad elencare ai nostri figli le insidie che si annidano nella nostra società. Loro invece hanno voglia di scoprire il mondo. Non togliamogli la speranza di farcela ed il privilegio di sbagliare, perché dagli errori si impara e si cresce.

Se il micro-cosmo che è la famiglia diventa solo un luogo di divieti sterili, di regole imprescindibili imposte dall’alto, di dogmi, alleveremo solo dei ribelli. Diamogli fiducia, sosteniamoli ed incoraggiamoli ad esprimere le loro opinioni ed i loro ideali, ed a difenderli con convinzione, metodo e soprattutto rispetto, per loro stessi, per noi, per il prossimo. Senza aver paura di entrare in conflitto con loro, quando è necessario, per il loro bene. Domani saranno cittadini di un mondo che devono ancora inventare e forse faranno lo stesso con i loro figli.

Photo Credit: Photo Credit: James Yang for The New York Times

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