di Benedetta Fiani

I principi democratici che ispirano il confronto e lo scontro fra opinioni diverse, di solito mal si coniugano con la necessità di impedire che proprio quel confronto abbia luogo. Anzi, è stata proprio la battaglia contro la censura, una delle grandi leve illuministiche, ad aver poi spianato la strada alla democrazia nelle istituzioni contemporanee. Eccezionale, certo, eppure i giacobini, forse troppo presi a tagliare teste a destra e a manca, un mondo di impuniti che scrivono le peggiori cattiverie e i più biechi insulti su internet, non se lo erano proprio immaginato. Anche se, mutatis mutandis…

Premessa necessaria. Se la gente scrive cattiverie su Facebook la colpa non è di internet, così come non è colpa della polvere da sparo se nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Ma quello dello hate speech su internet è un problema che nessuno è ancora riuscito a risolvere, nonostante abbia delle ripercussioni umane e sociali spesso terribili. E non è una questione di opinioni né di libertà di pensiero. La libertà di pensiero non implica la correttezza del pensiero, avere il diritto politico di esprimere delle opinioni non significa che si abbiano buone ragioni per sostenerle.

Può venirci in aiuto un po’ di sana censura? Probabilmente sì, a giudicare dai risultati. Un nuovo studio del Georgia Institute of Technology ha scoperto che chiudere gli spazi online dove sguazzano troll e razzisti, pubblicando commenti offensivi, può aiutare a combattere lo hate speech. I ricercatori sono giunti a tale conclusione analizzando cosa sia accaduto dopo la chiusura di due gruppi su Reddit, rispettivamente contro le persone grasse e contro gli stranieri: l’80% degli utenti hanno diminuito il tenore dei loro commenti successivamente pubblicati su altri gruppi.

Dopo aver analizzato circa 100 milioni di post, i ricercatori hanno stilato una lista dei termini e degli insulti più utilizzati e hanno controllato l’attività degli utenti che postavano commenti denigratori dopo la chiusura dei subreddit. Questi non si erano spostati altrove per dare sfogo alle loro paturnie idiosincratiche, avevano semplicemente smesso di postare cattiverie. Abbiamo finalmente imbrigliato lo hate speech e potremo vivere felici e contenti? Decisamente no. Sarebbe bellissimo smettere di punire perché culturalmente accettato come positivo il confronto e il disaccordo, nei limiti invalicabili del rispetto, e non doverci più nemmeno porre il problema.

Ma non sono pessimista. I social network non sono perfetti, così come non erano perfetti i giacobini. Sono giovani e magari tra vent’anni guarderemo agli anni Dieci del Duemila come ad un’epoca primitiva, di assestamento fisiologico da cui imparare (si spera) tanto. Perché c’è questo di buono nell’innovazione: migliora.

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PNR