di Piero Tatafiore
Giuseppa Fattori ha 95 anni e una vita segnata dalla fatica e dal lavoro. Non basta, Nonna Peppina, come viene chiamata da tutti, è di Fiastra, paese della provincia di Macerata colpito duramente dal terremoto, al punto che l’anno scorso, a 94 anni, ha visto la sua casa crollare. Si è trovata senza più un tetto e con una pervicace volontà di non lasciare il suo mondo, per andare, magari da qualche parente lontano da Fiastra. Così, approfittando di un terreno agricolo che la nonnina possiede, i figli le hanno regalato una casetta in legno, semplice, spartana, di quelle che puoi trovare in un campeggio o, come alloggio di fortuna, in un campo di persone terremotate.
Non è granché, ma sembra potersi realizzare il suo sogno: trascorrere l’anniversario di matrimonio, 7 ottobre, nella sua casa, nel suo paese. E invece la violenza della burocrazia, la violenza ottusa delle istituzioni si frappone. L’abitazione è stata costruita in maniera abusiva, su un terreno sì edificabile (nemmeno agricolo!), ma senza le necessarie autorizzazioni. E poi è in zona sismica: bella scoperta, c’è appena stato un terremoto devastante! E così l’abitazione viene posta sotto sequestro dalla magistratura, la quale prima non accorda a Nonna Peppina di restare transitoriamente fino a che la selva di ricorsi e contro-ricorsi si sia dipanata, poi le consente di rientrare nella casetta fino a che il Tribunale del riesame non dia il proprio parere. Il tutto mentre sulla casa incombe un ordine di demolizione firmato dall’ufficio tecnico comunale essendo l’abitazione sprovvista dell’autorizzazione paesaggistica.
Hanno ragione tutti, in questa vicenda. I tecnici, i magistrati, le forze dell’ordine che devono far eseguire lo sfratto. Tutti eseguono un ordine in virtù di un regolamento, di una legge. E qui sta la violenta ottusità della burocrazia, che non guarda all’emergenza, che non guarda alla situazione di bisogno, che non distingue un abuso qualsiasi da un abuso (se può definirsi tale) temporaneo in virtù dell’ovvio momento di emergenza determinato dal terremoto. Una forma di violenza sottile, ma ben conosciuta da chi ha avuto la sventura di trovarvisi.
Forse una forma di violenza antica, perché la burocrazia è da sempre presente nella nostra società, ma nuova nella sua percezione. Un inestricabile ginepraio di norme a volte confuse, a volte ottuse che spesso hanno come unico effetto quello di alimentare il sottobosco della corruzione, nella speranza di venire a capo di situazioni complesse. Non serve invocare LEAP zones care a queste newsletter, basterebbe, in casi come questo, di buon senso. E di un po’ di umanità, invece della violenza delle norme.