di Saro Freni

C’è stato un tempo – non molti anni fa, ma sembra passato un secolo – in cui tutti si dicevano liberali. Oggi potrebbero dirsi tutti illiberali: se non lo fanno è solo perché suona male, e bisogna pur salvaguardare le apparenze. Sono sempre le stesse persone. Sono solo cambiati i tempi, gli umori e le mode. Qualcuno era liberale perché non poteva essere altro.

Liberali erano – o pretendevano di essere – i vecchi comunisti, la cui ideologia di riferimento era finita in frantumi, come i paesi che avevano avuto il dubbio privilegio di sperimentarla. Liberali erano i post-fascisti, dopo aver sciacquato i vecchi orbaci nelle acque termali di Fiuggi. Liberali erano i centristi di tutte le risme, che non essendo niente potevano essere tutto. Liberale era uno spregiudicato tycoon delle tv, entrato in politica sotto le insegne della rivoluzione liberale – di cui doveva sapere poco o nulla – per salvare sé e i propri quattrini. Liberali erano infine tutti coloro che cercavano una casacca da indossare, dopo aver portato la vecchia in tintoria: vi è chi l’ha ritrovata scolorita – dal rosso Pci al rosa pallido della terza via – e vi è chi ha ritirato un vestito arlecchino, con un guazzabuglio di colori, buono per tutti gli usi. Vi è poi chi si è accorto troppo tardi – come qualche leader bollito, durato una sola stagione – che gli avevano chiuso la tintoria.

Liberale da sempre è invece Enrico Morbelli, che nel 1988 ha fondato la Scuola di Liberalismo e che continua a dirigerla. Una scuola per diventare liberali? No, naturalmente. Una scuola – cioè un ciclo di lezioni che spaziano dalla storia all’economia – per capire, studiare e approfondire, nel tempo in cui prevalgono la battuta e lo slogan, la superficialità e le chiacchiere da cortile. Il prossimo corso si terrà a Sulmona. Si comincerà lunedì 6 novembre, con Giuseppe De Filippi. Si proseguirà con Franco Chiarenza, Giacomo Bandini, Pietro Paganini, Nicola Iannello e tanti altri. Gli argomenti saranno tanti: globalizzazione, protezionismo, problemi dell’informazione, meritocrazia, futuro e innovazione.

Conoscere per deliberare, diceva Luigi Einaudi. E la citazione non giunge a caso. Einaudi – con il suo liberalismo pragmatico e coerente, lontano dalle tronfie pose della retorica nazionale – è ancora oggi un punto di riferimento. Ciò non significa farne un santino né un dispensatore di oracoli. Questo, la Scuola di Liberalismo di Morbelli non lo ha mai fatto, né intende farlo. Intende piuttosto – come da tradizione – dar spazio alle voci più diverse, che rappresentino la vastità e la profondità della cultura liberale. Soprattutto, non ha mai utilizzato Einaudi – come invece avviene da altre parti – quale pretesto per perseguire finalità personali e carriere politiche. La Scuola di Liberalismo – organizzata dall’omonima associazione – è un sodalizio di donne e uomini liberi, che rivendica la propria indipendenza da tutti i partiti: da quelli di destra come da quelli di sinistra (per non parlare dei movimenti demagogici, né di destra né di sinistra), dai vecchi come dai nuovi, e anche da quelli – nuovissimi – che sembrano nati già vecchi. Le uniche poltrone che ci interessano sono quelle – possibilmente comode – su cui ci si può sedere per leggere un libro. Le altre – quelle di potere e di sottopotere – le lasciamo volentieri agli altri.

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PNR