di Pietro Paganini
La Stampa, 23 ottobre 2017
Le accise sul tabacco sono lo strumento salvifico per qualsiasi governo. Vengono alzate quando c’è bisogno di reperire risorse. Così per la benzina o i giochi. L’obiettivo dei governi è sempre lo stesso: ridurre il numero dei fumatori e aumentare le entrate. E’ un paradosso che risponde alla logica – giustissima – di controllare la spesa sanitaria e di garantire a noi cittadini lo strumento per tutelare la nostra salute, e il bisogno – disperato – di raccattare risorse per equilibrare il bilancio pubblico.
Così chi vuole ridurre il numero dei fumatori ma aumentare le entrate ricorre alla leva fiscale.
La composizione della tassazione del tabacco è davvero molto articolata perché ha lo scopo di (I) ridurre il numero dei consumatori, (II) garantire un mercato competitivo e (III) assicurare la crescita continua del gettito.
Non sempre funziona. Il governo in carica per esempio, potrebbe incassare meno a fine 2017 di quanto ha previsto deludendo e non di poco le sue ambizioni. Eppure la riforma del settore (2015) ha avuto un impatto positivo, seppure timido: le entrate sono aumentate, per effetto dell’apprezzamento del valore del mercato; si è registrato un livellamento verso l’alto delle fasce di prezzo più basso; il mercato nero è aumentato in modo insignificante. Il settore ne ha beneficiato. La riforma non ha però soddisfatto quel principio che dovrebbe essere sacro a qualsiasi economia: la stabilità. Perché?
La stabilità è fondamentale per garantire ai cittadini e alle imprese la possibilità di compiere previsioni e quindi di immaginare il futuro, cioè fare investimenti. Si raggiunge stabilità elaborando (poche ma comprensibili) regole che devono essere il prodotto di un processo decisionale trasparente. Sono regole perfettibili che rispondono alla realtà dei fatti. Devono anche garantire una certa durata nel tempo senza danneggiare la convivenza tra cittadini. La discrezionalità è il nemico della stabilità perchè conferisce a chi detiene il controllo delle regole, cioè i regolatori e i burocrati, il potere di intervenire come (livello di trasparenza) e quando (durata temporale) lo ritengono necessario.
La discrezionalità danneggia i cittadini che si trovano regole diverse di volta in volta, e favorisce relazioni clientelari che ovviamente tradiscono la trasparenza e la democrazia. Sulle accise, di fatto, il Ministero dell’Economia e l’Agenzia dei Monopoli hanno il potere di intervenire in modo discrezionale. Ne soffrono le imprese che si trovano ad operare in un mercato incerto e poco competitivo. Così nella tarda primavera del 2017 il governo alla disperata ricerca di risorse per correggere il bilancio nazionale (manovra correttiva) ha improvvisamente aumentato le tasse in modo disequilibrato colpendo maggiormente le fasce di prezzo basse, per altro in un contesto di mercato già in sofferenza. A luglio le entrate hanno registrato un calo di oltre il 2%, mentre l’ammanco rispetto alle previsioni di gettito potrebbe arrivare per fine anno a circa un miliardo.
Non è poco. Come possiamo contribuire ad assicurare maggiore stabilità e trasparenza? Introducendo un calendario fiscale prestabilito come hanno fatto in altri Paesi, per esempio in Germania. L’erario saprà con maggiore certezza il gettito che percepirà durante la legislatura consentendo all’ esecutivo in carica manovre di bilancio più precise. Le imprese conosceranno con dignitoso anticipo quanto dovranno devolvere al fisco garantendosi la possibilità di meglio pianificare le proprie attività commerciali e strategiche. Il settore del tabacco porta allo Stato più di 14 miliardi di euro ogni anno, impiega circa 190 mila persone.
Negli ultimi anni ha intrapreso uno straordinario percorso di innovazione che porterà sul mercato prodotti più salutari e quindi meno gravosi per la salute dei cittadini e il sistema sanitario nazionale, e che trasformeranno radicalmente il settore e soprattutto i costumi (e i vizi) di molti cittadini. Solo la stabilità può garantire che questo processo di innovazione continui.