di Luigi Ganazzoli
Sulla bontà di un piatto di spaghetti al pomodoro nessuno ha dubbi ma non tutti sanno che mangiare pasta è anche una scelta sostenibile. Basti pensare che dal campo alla tavola, l’impatto ambientale della pasta, compresa la fase di produzione e trasformazione è davvero basso: parliamo di 1 mq globale per porzione di pasta.
Negli ultimi anni, secondo il rapporto di sostenibilità AIDEPI, il settore pastaio ha avviato un percorso di responsabilità che ha visto la diminuzione del 20% dei consumi di acqua e del 21% di emissioni di CO2 equivalente. Oggi l’impronta ecologica di una porzione di pasta di 80 gr è minima, pari ad appena 150 grammi di CO2 eq. Mentre un pastificio per produrre un chilo di pasta usa non più di 3 litri d’acqua. Inoltre, che sia in cartone o in film plastico, il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali d’imballaggio.
Anche sul fronte della coltivazione del grano duro si registra un forte impegno da parte dell’industria della pasta per ottimizzare le pratiche di coltura e individuare quelle più sostenibili. Come ad esempio rotazioni colturali lunghe, sementi certificate di qualità, utilizzo minimo e razionale di fertilizzanti e fitofarmaci in base alle reali necessità della pianta. Del resto l’impatto ambientale per la produzione di un chilo di pasta deriva per oltre il 50% dalla coltivazione del grano duro….
Infine a tavola, la pasta è protagonista di tanti piatti anti spreco che valorizzano gli avanzi in piatti sostanziosi e prelibati. Basti pensare che la pasta pesa appena il 3,5% in valore e il 12,5% in volume sul totale spreco domestico, mentre negli impatti sull’ambiente le percentuali scendono ad appena il 6,6% delle emissioni di CO2 totali e a un 8,6% dei consumi idrici.
Luigi Ganazzoli è Vice Prsident Purchaising presso Barilla