di Pocah
Secondo i dati elaborati da AIDEPI e IPO dal 1997 al 2016 la produzione di pasta a livello mondiale è quasi raddoppiata, passando da 9,1 a 14,3 milioni di tonnellate. L’Italia mantiene la leadership per la produzione ed il consumo, con 3,2 milioni di tonnellate e 23,5 kg pro capite nel 2016.
Il Brasile, che ha ospitato i festeggiamenti del World Pasta Day 2017 è il primo produttore di questo alimento in tutto il Sudamerica, con 1,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2016 e un consumo pro capite di 6,1 chili, pur essendo il quarto produttore di pasta al mondo, è un importatore netto del settore. In questo paese la pasta ha un tasso di penetrazione altissimo, secondo la Nielsen viene consumata dal 96% della popolazione.
Nel 2016 l’Italia ha esportato quasi 1,9 milioni di tonnellate di pasta, il 50% della produzione. L’export è l’assicurazione per il futuro della pasta italiana, che vede nei mercati esteri uno sbocco indispensabile per continuare a crescere.
La Germania si conferma il mercato principale per gradimento di pasta tricolore, con oltre 360mila tonnellate e un’incidenza di quasi il 20% del totale. Seguono Regno Unito (dove la pasta non sembra subire l’effetto Brexit) e Francia. Crescono a doppia cifra gli USA il primo sbocco extraeuropeo (+11%) seguiti dal Giappone.
Le performance più interessanti del 2016 si sono registrate in Cina (+18,6%), Emirati Arabi Uniti (+33%), Sudafrica (15%).
Nei primi sei mesi del 2017, i mercati strategici più dinamici per la pasta italiana sono stati: in Europa Spagna e Belgio, nelle Americhe il Venezuela, in Asia Cina e Arabia Saudita, in Africa Libia, Etiopia e Angola.
Ma chi sono i Pasta Lovers?
Secondo i dati IPO ci sono non meno di 52 paesi in cui si consumano almeno 1 kg pro capite di pasta all’anno. Dopo gli italiani, con 23,5 kg procapite, i più forti consumatori di pasta sono i Tunisini (16 kg pro capite), i venezuelani (12 kg) ed i greci (11,2 kg). Seguono poi i paesi in cui il consumo pro capite oscilla tra i 7 e i 9 kg: Svizzera (9,2), USA e Argentina (8,8 kg) tallonati da Iran e Cile (8,5 kg).
Dopo un periodo difficile a causa della dilagante carbofobia stiamo assistendo alla rivincita della pasta. Secondo una ricerca Nielsen nell’ultimo anno il mercato mondiale della pasta è cresciuto del +2,3%. Una buona notizia per l’industria della pasta, che da anni combatte contro mode alimentari poco sane e bilanciate. In generale i consumatori hanno oggi un atteggiamento più positivo nei confronti della pasta, riconoscendola come uno dei principali alimenti salutari. Lo dimostra tanto la ripresa dei consumi in alcuni mercati maturi quanto la crescita registrata nei mercati emergenti.
La pasta piace a quanti hanno un approccio etico al cibo: il 66% dei consumatori è disposto a pagare di più pur di avere un prodotto attento all’ambiente, e la pasta ha una impronta ecologica minima e un packaging completamente riciclabile. Ma viene scelta anche dai consumatori più attenti al benessere, e infatti crescono tutti i segmenti salutisti, dal biologico all’integrale.
Secondo una ricerca Doxa, in Italia la mangiano proprio tutti (99%), per ragioni di gusto e salute, in media 5 volte a settimana. Per il 46% è l’alimento preferito da consumare ogni giorno. Il gusto (fattore primo nella scelta della pasta), la tenuta in cottura e la capacità di non rompersi quando la giriamo, sono gli elementi che costruiscono l’alchimia della pasta perfetta. Nei nostri piatti finisce soprattutto quella rigata e iniziamo ad acquistarla piu regolarmente anche nella versione di semola integrale di grano duro.