di Dan Wiesenfeld e Hilit Cohen

La procrastinazione  è la tendenza di una persona a posticipare un compito o una decisione a un momento successivo. Si può manifestare sia preferendo fare qualcosa di più piacevole sia mantenendo uno stato di non-azione.

I motivi per cui si procrastina possono essere di diversa natura.Si rimanda per semplice pigrizia oppure quando si tratta di una situazione emotivamente scomoda e in grado di provocare un certo livello di ansia. Spesso si verifica quando è necessario prendere una posizione dovendo scegliere tra diverse opzioni. La rinuncia implicita nel processo decisionale può provocare un tale disagio che a volte risulta preferibile evitare la decisione e l’azione. Si mette da parte il problema (ed  il disagio) per un momento successivo  sperando che….scompaia.

Tutti, in misura maggiore o minore, siamo potenziali vittime della tendenza a procrastinare. Esiste infatti una percezione di apparente vantaggio nel rimandare alcune azioni o decisioni. Utilizzando un linguaggio freudiano, potremmo dire che per assecondare un generico principio del piacere tendiamo a fare cose che ci gratificano ed a posticipare cose sgradevoli.

Per sintetizzare possiamo identificare 3 principali fattori che innescano meccanismi di procrastinazione.

Un fattore caratteriale. Alcune persone hanno una bassa propensione all’organizzazione del proprio tempo e dei propri impegni. Tale categoria di persone è maggiormente propensa a rimandare le incombenze fastidiose avendo di base una percezione del proprio tempo più flessibile e indefinito.

Un fattore emotivo dovuto alla difficoltà nella gestione dell’incertezza, nell’affrontare le conseguenze del cambiamento e il disagio che comportano decisioni scomode e impegnative.

Un fattore cognitivo. Tutti utilizziamo strategie cognitive automatiche, definite euristiche cognitive. Una di quelle maggiormente studiate è denominata status-quo bias, meccanismo per il quale è meno costoso da un punto di vista mentale e cognitivo mantenere una condizione data piuttosto che modificarla. Una delle conseguenze di questo bias cognitivo è l’inerzia, che a sua volta innesca la tendenza a rimandare azioni e decisioni.

COSA FARE

Per diminuire la tendenza a rinviare o evitare che diventi un atteggiamento cronico innanzitutto bisogna riconoscere che procastinare è una tendenza psicologica naturale. Per la maggior parte delle persone sembra che sia più facile rimanere nella propria zona di comfort piuttosto che intraprendere un’azione scomoda o prendere una decisione emotivamente costosa.

Il modo per intraprendere un’azione o una decisione che vorremmo rimandare non è quello di costringerci ad eseguirla, quanto piuttosto sviluppando la consapevolezza relativa a questo meccanismo difensivo, riconoscendone la natura (caratteriale, emotiva o cognitiva) e rafforzando il coraggio e la forza mentale necessari per uscire fuori dalla propria area di comfort.

Abbiamo tutti un livello di forza mentale che richiede uno sforzo consapevole per essere attivato.

Inoltre spesso è più facile affrontare la realtà in movimento piuttosto che rimanere fermi, non entrare in azione e riflettere senza fine.

Infine è opportuno ricordare che:

  • Il prezzo del non fare è di solito superiore a quello di gestire la tendenza a procrastinare.
  • Riuscire a superare ciò che crea disagio comporta sempre sviluppo e crescita personale.

Dan Wiesenfeld è uno psicologo. Specializzato in comportamento organizzativo e psicologia dello sport, è formatore, executive coach e consulente internazionale su soft skill manageriali, efficacia personale e leadership.

Hilit Cohen è una executive coach e consulente organizzativa. Lavora tra Israele e Italia trattando tematiche di leadership femminile, knowledge management,  innovazione, creatività e sviluppo personale.    

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