di Silvia Pulino

Spesso, per rompere il ghiaccio, inizio il mio corso di Introduzione all’Imprenditorialità con una semplice domanda: “A che età si può iniziare a fare impresa?” Le risposte variano. C’è chi dice dopo i 30, perché crede che prima occorra accumulare esperienza e risorse economiche; c’è chi dice intorno ai 25, e cioè avendo già ottenuto una laurea, preferibilmente in Economia aziendale; quelli più ottimisti si attestano sui 20, pensando di poter iniziare ad applicare quanto appreso all’università ancora prima di laurearsi.

Li sorprendo, raccontando loro di alcune realtà di eccellenza, quali Junior Achievement Italia (JAI), che lavorano con i ragazzi del terzo e del quarto anno delle scuole superiori, dando vita a veri e propri progetti imprenditoriali anche molto innovativi. Li sorprendo ancora di più quando racconto loro di KidsUP! – Impresa per gioco, una metodologia che porta l’insegnamento dell’imprenditorialità a… bambini della quinta elementare!

Nel pensiero di Maria Montessori, il bambino è “un essere completo capace di sviluppare energie creative”. Il caso KidsUP! lo conferma pienamente, come illustrano i seguenti episodi.

I BAMBINI PARLANO DI ECONOMIA

Con KidsUP! i bambini sviluppano una micro-impresa seguendo in versione semplificata tutto il percorso dell’“imprenditorialità disciplinata” codificato da Bill Aulet, professore del Massachusetts Institute of Technology e autore dell’omonimo libro. Imparano cos’è una proposta valoriale, fanno ricerca di mercato, definiscono il prodotto (articoli natalizi), organizzano la produzione, si occupano di vendite, e infine si spartiscono i profitti.

Parlando della politica dei prezzi, avevano deciso che €5,00 per unità era una cifra ragionevole che consentiva un certo guadagno rimanendo abbordabile per genitori e parenti, i clienti target. Uno di loro, tuttavia, pone la domanda: “Ma perché non facciamo €7,00?” Subito un altro ribatte: “Poi costano troppo e i genitori ne comprano di meno!” Sfruttando questo piccolo dialogo spontaneo ho potuto spiegare loro la curva della domanda, concetto assorbito senza alcuna difficoltà.

DA KIDSUP ALLO SPINOFF DELLE FIGURINE

Alla fine del secondo incontro, tre di loro mi si avvicinano entusiasti e mi dicono: “Lo sai che abbiamo fatto anche un’altra azienda?” Molto incuriosita, chiedo spiegazioni. “Prendiamo i doppioni delle figurine dei calciatori, li rimpacchettiamo e li rivendiamo a metà prezzo ai nostri compagni.” Geniale!

L’ACCETTAZIONE DELLE SCONFITTE

La settimana successiva sono avida di notizie. “Allora, come vanno le vostre vendite?” La risposta arriva come una doccia d’acqua fredda: “Non va, siamo falliti. Le mamme non volevano che i bambini pagassero altri bambini.” L’ostacolo culturale mi spiazza, ma ciò che mi colpisce di più è la serenità con cui hanno accettato lo smacco: il gioco è finito, si passa ad altro.

Gli episodi sono tanti, uno più bello dell’altro, e ciascuno sottolinea l’importanza di dare ai bambini degli stimoli che mantengano viva la loro naturale immaginazione e che rafforzino valori cruciali come l’importanza del fare, il lavorare insieme, la persistenza, la resilienza. Si può fare anche attraverso l’arte, lo sport e la musica. Il bello dell’imprenditorialità è che consente di sognare sapendo che i sogni si possono trasformare in realtà.

Silvia Pulino è Assistant Professor di Business Administration e Direttrice del JCU Institute for Entrepreneurship.

Author

PNR