di Emiliano Maria Cappuccitti
Direttore Risorse Umane di Coca-Cola HBC Italia
Autore del Libro Cerchi lavoro? (Franco Angeli)
Riuscire a trovare un lavoro, in un’epoca che, come la nostra, risulta segnata profondamente dalla disoccupazione giovanile più alta della storia (almeno di quella recente) è un risultato a dir poco ottimo. Come tale, e come tutti gli obiettivi che contano, quelli sui quali per capirci siamo “naturalmente” ed automaticamente portati ad insistere ed aspingere, richiede una fatica enorme. Qualcuno (tantissimi a dir la verità, di questi tempi) direbbe che trovare lavoro è un vero e proprio lavoro, nel senso che richiede una importante dose di impegno, metodo, costanza, scienza come si dice. Non si tratta di un’attività da intraprendere en passant, in modo discontinuo, frammentario ed a seconda dell’umore imperante nel preciso momento che stiamo attraversando.
La prospettiva dell’umiltà
Questo, però, con un po’ di sale in zucca arriviamo a comprenderlo tutti, vuoi perché cresciamo all’interno di una società che tenta in tutti i modi di instillarci un’etica del lavoro, vuoi perché fin da piccoli ci insegnano che alla formica della fiaba spetta un destino migliore e più sicuro di quello toccato in sorte alla sua “amica” cicala. Abbandonando però il fronte delle favole e della consuetudine, preferisco qui anzitutto proporvi la prospettiva dell’umiltà. Quella per cui trovare un lavoro oggi è una vera e propria fortuna. Da un lato perché consente di fare quel passo avanti che ci conduce nel mondo degli adulti, acquisendo in parte il controllo della propria vita ed assumendosi delle responsabilità. Dall’altro perché, “banalmente”, ci si deve sentire fortunati rispetto a tanti altri che, esattamente come noi, sono “in caccia” ma non intravedono ancora lo spiraglio utile per arrivare a fare breccia.
Una variabile ulteriore
Aggiungo una variabile ulteriore. Trovare un lavoro è un po’ un lavoro, un po’ una crescita, un po’ una fortuna, ma non solo. Si tratta anche di un nuovo inizio. Perché il traguardo non è trovare lavoro: è distinguersi e, ciò facendo, “scavarsi” una traiettoria. Una via che sia il più possibile indipendente dalle singole tappe che il nostro percorso stesso presuppone nel suo “storico” farsi, e che per questo non si esaurisca mai nel singolo posto di lavoro cui siamo approdati oggi o cui approderemo fra un giorno, una settimana, un mese. Il narratore Robert Luis Stevenson (proprio quello de L’isola del tesoro e di Doctor Jekyll and Mr. Hide) diceva a questo proposito qualcosa che non ho il coraggio di alterare, così ve lo riporto esattamente come l’ho letto io per la prima volta: “Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo.”
Ecco, in un mondo che (Z.Bauman insegna) è il regno della modernità liquida, senza confini ed in continuo cambiamento, l’essenza del percorso professionale di ciascuno di noi ricalca esattamente quella del concetto stevensoniano di viaggio. E lungo la via che ci porta di tappa in tappa, allora, qualche buon consiglio non guasta mai. Alcuni li abbiamo passati in rassegna nei capitoli precedenti, prendendo atto di ciò che accade nel mondo del lavoro oggi e di quali competenze possono aiutarci a metterci in moto (nella metafora del viaggio sarebbero i preparativi). Altri, più pratici, li vedremo nella seconda sezione di questo lavoro. Lato mio, aggiungo a seguire 7 steps che ho avuta occasione non solo di verificare, ma addirittura di “distillare” dal mio personalissimo percorso professionale, e che hanno tantissimo a che fare con quello che gli aziendalisti spinti chiamano mindset, la disposizione mentale e culturale che caratterizza ognuno di noi e che, soprattutto, costituisce una freccia in più al nostro arco1
Superarsi in un contesto competitivo
La biologia ci insegna che in un habitat in cui scarseggia una certa risorsa, due specie non possono condividere esattamente la stessa nicchia ecologica, se non per tempi limitati. Una delle due deve per forza prevalere, e per far ciò deve modificare sé stessa rendendosi più adeguata all’ambiente. La giraffa insegna: il suo collo è frutto della selezione naturale darwiniana, che ha fatto sì che le giraffe ancestrali dotate di colli più lunghi fossero meglio adattate al loro ambiente e, per questo, in grado di riprodursi e tramandare i loro geni. Trasponiamo l’esempio al nostro campo… In qualsiasi carriera lavorativa, solo i più determinati raggiungono la vetta (cioè i vertici). Partite dunque dal presupposto che attorno a voi sarete sempre circondati da persone che vorranno la vostra stessa cosa: emergere. L’ambizione non deve qui essere considerata al pari di una qualità negativa: l’importante è coniugarla (e canalizzarla) in un modo che sia costruttivo, facendo cioè della competizione un motore per una grande carriera.
Non aver paura del sacrificio
Rachel McAdams è canadese, bionda e classe ’78. Ovviamente, bellissima. Soprattutto, per quel che ci interessa, ha ricevuto due nomination Oscar per l’interpretazione nel film Il caso Spotlight (ottima pellicola tratta da una reale inchiesta sul tema della pedofilia all’interno dell’Arcidiocesi cattolica della Boston Area) e, meglio ancora, si è fatta 3 anni 3 di banco al fast-food per pagarsi gli studi. In ogni grande azienda, soprattutto i primi tempi, vengono richiesti sacrifici: ricoprire mansioni apparentemente poco affini al lavoro per cui siamo stati assunti, a volte addirittura inferiori, è solo uno degli esempi proponibili. Non sempre queste scelte sono determinate da urgenze o esigenze contingenti: se, ad esempio, in futuro si dovrà coordinare una squadra, è molto probabile che come prima cosa si venga inseriti proprio ad un livello più basso, per capire qual è il punto di vista di chi si troverà sotto di noi (è il principio del “per comandare bisogna prima imparare a servire”).
Gli orari non esistono
Grintoso. Accurato. Metodico. Bruce Lee è un’icona del kung-fu, arte marziale che ha personalmente contribuito a rimodellare e far evolvere col cervello prima ancora che con il corpo, dedicando ad esso la sua intera vita anche a prezzo di allenamenti continuativi ed infiniti (se vi capita di leggere uno dei suoi libri vi renderete conto di cosa esattamente significa il termine “dedizione” ad una causa 😉 ). Man mano che ci si avvicina ai vertici, imprevisti o cambiamenti improvvisi tendono a diventare la regola del giorno. Così, ci saranno giornate in cui ci si dovrà alzare all’alba per prendere un treno/aereo/partecipare ad una “semplice” riunione; oppure potrà capitare di far ritorno a casa tardi, a seguito di rovesci d’agenda vari ed imprevedibili fino a poche ore prima.
Trasformare le idee in fatti
Alle volte capita ancora di vedere campeggiare sugli spalti di S.Siro un’enorme maglia con il numero 6 ed il cognome del suo più illustre “indossatore” rossonero. Nostalgia del Kaiser Franz, Franco Baresi, che a forza di qualità tecniche e comportamentali incarnava un modello per 20anni di storia milanista. Soprattutto, perché era in grado di tradurre in concreto alla lettera (a volte aggiungendo anche qualcosa in più) la filosofia di gioco dei vari Sacchi e Capello, ipotecando così a monte il trionfo del club. Quando si entra nel mondo del lavoro la mente è piena di nozioni, teorie e casi, peccato che per la maggior parte si tratti di elementi astratti, in quanto privi di un’esperienza concreta fondata sul campo. La pratica è infatti altra cosa, senza considerare che non tutto va come sta scritto sui libri. Allora, una buona preparazione di base aiuterà certo a “partire”; ma la differenza è data sovente dalla capacità/abilità di trasformare un’intuizione (astratta) in una cosa (concreta), cioè un vantaggio tangibile (anche in termini economici) per l’azienda.
Identificarsi con l’azienda
Nessuno ha idea di chi sia davvero. Di lui si sa soltanto che è nato e cresciuto a Napoli, e che oggi gioca a fare il più enigmatico dei produttori, con un paio di hit, rigorosamente in dialetto, diventate altrettanti tormentoni. Ha parecchio in comune con Bansky, in realtà, e come lui preferisce farsi chiamare solo con un nome fittizio, Liberato, che gli garantisce un tranquillo anonimato e, soprattutto, la possibilità di non essere rappresentato da altro se non da quel che fa. Quando l’artista decide di diventare arte… Nella vita per quanto possibile bisogna cercare di essere mentalmente liberi. Le dinamiche lavorative, però, sono ben diverse. Qui si fa parte di un meccanismo che non può funzionare alla perfezione se tutti non lavorano nella stessa direzione. Qui si rema o si affonda. È allora necessario far sì che le esigenze e le priorità dell’azienda per cui si lavora diventino nostre. Permettendo al lavoro di entrare nella nostra vita e facendo diventare le sfide dell’azienda le nostre sfide.
Avere curiosità e volersi migliorare sempre
E’ croce e delizia per la maggior parte della popolazione mondiale. Sogno perché piace, non c’è che dire. Incubo perché non si ferma mai. iPhone è una famiglia di smartphone creati dalla Apple che ad oggi naviga sul mercato con modelli quali iPhone 6s, iPhone 6s Plus, iPhone SE, iPhone 7 e iPhone 7 Plus – ma a breve arriverà anche l’iPhone 8, tranquilli… Il suo successo è la capacità di proporre soluzioni tecnologiche accattivanti e sempre nuove, “reinventandosi” di volta in volta – ma tenendo un occhio fisso ad un obiettivo preciso: eccellere sul mercato. Non si finisce mai di crescere, nella vita ed in azienda. Anche quando si pensa di essere arrivati, proprio come scrivevo più sopra, c’è sempre una nuova occasione per mettersi in gioco e salire di almeno un gradino. Per capirlo, però, serve curiosità: solo così si riescono a intravedere altre vie di miglioramento (dopodiché, però, tornano in gioco per forza la costanza e la determinazione nel perseguire l’obiettivo).
Avere la valigia sempre pronta
Stipulare una scommessa da 20mila sterline con gli “amici” del proprio club e decidere di partire di volata per un viaggio contro il tempo. Lo scopo? Tornare al punto di partenza entro 80 giorni esatti. Follia? No, romanzo d’avventura firmato da Jules Verne e con protagonista un certo Phileas Fogg, ricco gentiluomo londinese dell’alta società che, pur di affermare sé stesso rompe col suo carattere abitudinario per abbracciare nuovi orizzonti tra le pagine dell’immortale Il giro del mondo in 80 giorni. Più alte saranno le nostre responsabilità, più viaggi dovremo intraprendere. In un mondo globalizzato come il nostro, le aziende hanno sedi sparse in tutto il mondo e clienti/partner/fornitori in Paesi anche lontanissimi. Per fare carriera bisogna essere pronti a viaggiare allora, con gli alberghi come “seconda casa”. Indispensabile, quindi, avere una valigia sempre pronta per affrontare le trasferte, anche se organizzate last minute.