di Lucrezia Vaccarella
La campagna elettorale ferve con ritmi sincopati, tensioni che si accendono all’interno delle formazioni politiche affannate nella ricerca di alleanze più che del consenso popolare. Mentre l’agone politico è irrimediabilmente contagiato dalla di chi la spara più grossa all’improvviso mi son posta una domanda. Che fine ha fatto Giorgia Meloni? La leader di Fratelli d’Italia e il novello, improbabile, Alberto da Giussano sono stai accolti nella reggia di Arcore dove, lo scorso 7 gennaio 2018, hanno costituito la triplice intesa con l’ex Cavaliere, Decaduto Senatore, Ineleggibile fino al 2019, Silvio Berlusconi. Da quel fatidico giorno i due corifei hanno ingaggiato una strenua battaglia di rivendicazione, ciascuno per sè, della leadership esclusiva della coalizione. In questo quadro bellicoso, di Giorgia Meloni è rimasta l’ombra indistinta sullo sfondo. Almeno fino a qualche giorno fa quando, in contrasto con le, già opposte, opinioni dei due “alleati”, ha dichiarato ad Agorà, che stava facendo la Campagna elettorale per divenire, lei stessa, Presidente de Consiglio.
Una dichiarazione caduta nel vuoto, ignorata da alleati ed avversari. Se il centrodestra non sembra degnare di alcuna considerazione la propria alleata, non mi sembra che gli altri partiti ed i loro leader diano lustro alla loro componente femminile, rigorosamente minoritaria. Al contrario, malgrado le asserzioni di segno contrario, fino ad oggi non è così certo che ne venga riproposta la candidatura, vere o false che siano le accuse mosse a Maria Elena Boschi. Persino l’ipotesi di candidarla a Bolzano, località ad dir poco decentrata, sembrerebbe improponibile.
Invece, per quanto esecrabile ne sia stata la condotta, seguita da una condanna in primo grado, per truffa ai danni dello Stato, nessuno ha sollevato obiezioni alla ricandidatura di Umberto Bossi.
A settanta anni dalla promulgazione della Carta Costituzionale il nostro Paese non ha conferito ad alcuna donna la carica di Presidente del Senato e, meno che mai, di Presidente del Consiglio dei Ministri o di Presidente della Repubblica. Siamo, e uso volutamente la prima persona plurale, profondamente condizionati da stereotipi e luoghi comuni che tuttora non consentono di svellere le radici ataviche dell’asserita superiorità del genere maschile rispetto a quello femminile. La reale parità dei sessi trova il suo ostacolo nel frasario quotidiano, intriso di espressioni assiomatiche, attributi e caratterizzazioni, maschilisti e, sovente, denigratori nei confronti delle donne.
Me ne sovvengono svariati di cui io stessa sono stata destinataria.
- Hai bisogno di un fidanzato!!
Alias sei isterica e depressa perchè non hai accanto un uomo. Non puoi essere felice senza.
Ed io che credevo di essere di malumore perché oltre ad essere stata sorpresa dalla pioggia, senza avere un ombrello, grondavo acqua da tutti i pori grazie al solito automobilista incivile che mi aveva riversato addosso un’intera pozzanghera, passandomi accanto a tutta velocità.
- L’orologio biologico avanza inesorabilmente, non ti resta molto tempo per avere un figlio.
Alias: il lavoro e la carriera non sono le tue priorità di donna. Una donna senza figli è incompleta essendo naturalmente preordinata al ruolo di madre.
Non ho avuto figli ed è vero, mi sono sentita incompleta e imperfetta per questo motivo. Avrei potuto recarmi all’estero e ricorrere alla fecondazione assistita. Ma non l’ho fatto perché fondamentalmente non ne avevo voglia. Ora non mi sento così incompleta.
- Difficile che una donna si faccia strada, se di bell’aspetto, senza aver dato, in cambio, prestazioni di natura sessuale Nell’immaginario maschile, e, purtroppo non solo, il valore femminile risiede nella capacità seduttiva e l’avanzamento, nell’accordare favori di natura sessuale. Una convinzione appena scalfita dalla dimostrata capacità delle donne di attendere, al pari dei colleghi di sesso maschile, a svariate attività.
- L’uomo, si sa, è cacciatore.
La donna e’ la preda e non l’unica. Non puoi lamentarsi delle sue infedeltà, né metterne in discussione l’autorità perché la caccia e, quindi la sottomissione, sarebbe una prerogativa naturale del maschio. Peccato che, nel mondo animale, all’apice della catena alimentare, la caccia sia un compito delle leonesse e non del Leone che, per sopravvivere, ha bisogno delle femmine.
- Dietro ad un uomo di successo c’è sempre una grande donna.
Alias, non ambire a ruoli di potere e /o al comando. Ma sostieni il tuo uomo e sii d’ausilio al suo successo, ne godrai i vantaggi, di rimando.
Mi viene spontaneo pensare che, a differenza degli uomini, le donne raggiungono il successo da sole non potendo contare sull’ausilio di un uomo accanto, figuriamoci alle spalle..
- Le donne sono capaci di svolgere più attività contemporaneamente, gli uomini no.
- Avete voluto la parità, ora ne pagate le conseguenze.
Una gran fregatura che ci impone di non disattendere ai compiti di mogli e di madri e, al contempo di impegnarci e di essere competitive nell’ ambiente di lavoro.
Ho sempre pensato, ma, evidentemente sbagliavo, che la parità fosse un diritto, non una concessione accordataci dai maschi. E’ proprio vero, siamo ancora lontani dalla parità e se ci riconoscono qualche abilità, vuol dire che abbiamo sviluppato consistenti attributi maschili.
Comunque non sono abbastanza grandi da renderci meritevoli di rivestire le massime cariche istituzionali.. Una concessione che non intendono rilasciarci. Per dirla con un’altra espressione di conio maschile, “donne al volante, pericolo costante” ad indicare l’asserita inattitudine originaria delle donne a porsi alla guida di un’auto…figurarsi di un paese intero. Giorgia Meloni ha detto che vuole essere il prossimo Presidente del Consiglio: un proposito che non ha sollevato neppure un mormorio nelle fila degli alleati e degli avversari, meglio un silenzio tombale comune alle fazioni in lotta. Personalmente non ne condivido la posizione politica e meno che mai la scelta dei due gradassi alleati.
Ma la invito a perseguire il suo intento ad esprimerlo nuovamente, a voce alta, e a ripeterlo con forza sovrastando la coltre di silenzio che le hanno riservato anche i media ufficiali.
Semplicemente perché ne ha diritto, al pari dei suoi colleghi maschi.