In Pensione a 100 Anni: il Paradosso del Mercato del lavoro – Pietro Paganini – PNR75
PERCHE’ E’ IMPORTANTE? Tre fatti, apparentemente banali che però ci ricordano che le trasformazioni del mondo del lavoro non riguardano soltanto i rider. Ma nemmeno più in generale la frammentazione delle occupazioni. Se si vive più a lungo e la maggior parte dei lavori sono fisicamente meno usuranti, si dovrà necessariamente andare in pensione più tardi.
PENSIONE PIU’ LONTANA E’ già un’ipotesi che gli italiani non vogliono accettare, ma che va affrontata in un’ottica generazionale. Se le proiezioni di vita sono così lunghe come studi recenti dimostrano e le nascite così scarse, ci sono alcune questioni da affrontare:
CHI PAGA? sulle nuove generazioni pesa il costo del welfare delle generazioni precedenti. Quanto? E sono in grado di sostenerlo? Servono numeri e studi.
CHE SCUOLA? se le nuove generazioni sono destinate a lavorare fino a 100 anni e il cambiamento tecnologico è così rapido, anche la scuola deve cambiare. Ma abbiamo visto che i precedenti non hanno colto il problema, mentre all’attuale non interessa proprio. Vi rimando ad Allenarsi per il Futuro scritto con S. Cianciotta, sulle capacità e le competenze da acquisire. Studiare programmazione o coding è utile per avere un lavoro nel 2018, ma non nel 2030. Si alle STEM ma meglio come apprendere STEM per i prossimi 80 anni. I 5 anni di Università forniranno competenze soltanto per i prossimi 5/10 anni. DOBBIAMO PREPARARCI A TORNARE A SCUOLA OGNI 5/10 ANNI.
CHI PAGA 2? Chi paga il nostro ritorno agli studi, che sia per un periodo lungo di assenza dal mercato del lavoro o che sia durante un lavoro che sta per diventare obsoleto? Le risorse per allenarsi chi le mette? In questo contesto la proposta di un reddito per l’assenza dal lavoro giustificata dallo studio è ragionevole. Ciascuno di noi potrebbe investire nella sua educazione continua rinunciando al reddito garantito. Si. Ma se i salari non crescono e i giovani faticano a risparmiare o meglio ad avere le risorse da investire, come possono educarsi? Qualcuno deve rispondere, ma prima si deve porre il problema.
CHI PAGA 3? Nel contesto della frammentazione molti di noi sono impegnati in attività che hanno una rilevanza sociale, come prendersi cura dei propri cari, aiutare gli altri, lavori domestici, etc. Così facendo riduce i costi sociali. Così alcuni filoni di ricerca cominciano a sostenere che questi impieghi frazionari debbano essere pagati. Chi paga? Di nuovo si pone il problema di cui sopra.
E’ UN CASINO!!! La situazione è molto complessa e troppo articolata. Nessuno ha la bacchetta magica, tranne i politici che infatti non affrontano il problema, colgono le paure dei cittadini e cercano di rassicurarli con soluzioni emotive. E’ un trend che va ben oltre il lavoro, riguarda ormai molti campi dell’agire umano. Fatichiamo a mettere insieme il puzzle. Ma va fatto, con calma e coinvolgendo i cittadini. Illuderli non fa che crescere le aspettative, fomentare la frustrazione, e montare la rabbia. E’ un circolo vizioso. Ci siamo abituati troppo bene, e pretendiamo giustamente. Diamo tutto per scontato e non siamo disposti a rinunciare, ma nemmeno a considerare il fatto che le cose possano cambiare. Per migliorarle servono soluzioni, appunto, che vanno trovate con il confronto quotidiano. Teniamo bene in mente però che there is no free meal.
BY THE WAY Il lavoro potrebbe anche sparire. Complicherebbe ancor di più le cose. Eheheh
In Pensione a 100 Anni: il Paradosso del Mercato del lavoro – Pietro Paganini – PNR75
Photo by Renaud Vigourt – heart agency