Infrastrutture: Lo Stato non Fa i Conti – PNR85 – Pietro Paganini
#OPERE PUBBLICHE: NON VOGLIONO CONTARE – Non sono bravo a fare i conti. Certamente meno attento di te. Anche io però, nel valutare l’acquisto di un oggetto o un investimento non considero solo il costo di quel bene. Provo a considerare banalmente i costi legati al suo utilizzo (o non utilizzo) così come quelli legati alla sua dismissione. Abbiamo imparato che liberarsi di un oggetto ha un costo per noi o quanto meno per la comunità e l’ambiente.
Quello che io faccio a volte in modo grossolano, tanti miei amici e conoscenti, manager e imprenditori, lo fanno professionalmente servendosi di figure competenti e di strumenti efficaci. L’obiettivo è la massima efficienza per usare le risorse – scarse – nel modo migliore e quindi più conveniente. Posso decidere di procedere con il mio acquisto pur sapendo di rimetterci, è una scelta ma consapevole. Ho infatti, molto chiare quelle che saranno le incombenze gestionali e soprattutto finanziarie.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE? noi e le imprese private perseguiamo la massima efficienza. Nel farlo consideriamo i costi per l’acquisto, il mantenimento e lo smantellamento. Non è così per le imprese pubbliche.
NON SI COMPRENDE PERCHE’ le opere pubbliche (scuole, impianti sportivi, ospedali, ecc. comprese le opere infrastrutturali) non siano soggette allo studio del Piano Economico Finanziario e Gestionale come invece qualsiasi impresa privata è tenuta a fare.
IL PRIVATO se vuole che l’investimento per la realizzazione di un’opera si dimostri congruo, deve appurare che il riepilogo previsionale dei conti economici sia sufficiente a coprire l’ammontare (attualizzato) dei costi sostenuti, con la valutazione previsionale dei flussi di cassa per la verifica dell’equilibrio finanziario. Ciò per dimostrare che l’opera può contare su risorse finanziarie in entrata in grado di fronteggiare l’ ammontare delle spese per la realizzazione ed il funzionamento dell’opera, compreso lo smantellamento.
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LA BUROCRAZIA SI RIFIUTA nel 1992 si era in modo timido introdotta (art. 46 del decreto legislativo n° 504/92 aggiornato con circolare n° 1199 del 2 febbraio 1994) l’obbligatorietà dello studio del Piano Economico Finanziario e Gestionale per la realizzazione di alcune opere pubbliche.
Invece di essere perfezionato ed esteso man mano alle opere più complesse, è scomparso Con i moderni sistemi di progettazione, es. BIM – Building Information Modelling, si elabora una progettazione consapevoli non solo di tutto quello che avviene durante la costruzione del sistema edificio-impianto, ma anche del suo evolversi nel tempo, dopo la fine dei lavori.
IN ITALIA L’IMPIEGO DEL BIM è diventato obbligatorio per opere sopra i 100 milioni di €. In UK si applica per tutte le opere sopra gli 8 milioni di € con l’obbligo di definire gli interventi e i costi di demolizione alla fine della presunta durata della struttura. In un contesto storico di Economia Circolare è paradossale non considerare anche i costi di dismissione di un’opera.
LA POLITICA HA ABDICATO per molti anni i nostri rappresentanti si sono in qualche modo sottomessi alla burocrazia. Le ragioni sono molteplici e non è mia intenzione sviscerarle qui. Tra queste però, è bene evidenziare che in molti casi i rappresentanti sono di passaggio in quanto comunque soggetti al mandato dei cittadini, mentre i burocrati restano immobili e immuni da qualsiasi giudizio, a volte persino quello della giustizia.
SUGGERIMENTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO rendere obbligatorio l’uso del BIM per tutte le opere pubbliche. E educare la pubblica amministrazione al fatto che le opere hanno un costo di realizzazione, ma anche di gestione e mantenimento, ed eventualmente di dismissione.
SUGGERIMENTO PER NOI CITTADINI quando ascoltiamo i nostri rappresentanti nazionali e locali presentare un’opera chiediamo loro di presentarci tutti i costi, compresi quelli che lasceranno ai posteri, cioè noi e i nostri figli.
Lo Stato non Fa i Conti – PNR85 – Pietro Paganini
Imagine: Kathleen M.G. Howlett