la grande invenzione ferrara paganini

La Grande Invenzione – PNR 156 – Silvia Ferrara per Pietro Paganini

Buona Domenica 🌈 Con amicizia fraterna e orgoglio intellettuale voglio ospitare il contributo della Prof. S. Ferrara. Racconta del Suo ultimo libro, il best-seller La Grande Invenzione, Storia del Mondo in Nove Letture Misteriose (Feltrinelli). Sin dal Paleolitico l’uomo ha trasformato le immagini nell’artifizio della scrittura (un’invenzione artificiale). Con la digitalizzazione della comunicazione globale socializzata stiamo tornando alle icone, gli emoji. Perché, e cosa cambia per la nostra capacità di elaborare pensieri? Quello di Silvia è un testo meraviglioso che indaga l’evoluzione dell’uomo e della conoscenza attraverso la scrittura.>>>

Puoi acquistare La Grande Invenzione qui >>>

RECENT THOUGHTS >>> 

Questa settimana ho selezionato per voi, i dati del commercio tra Cina e USA. Scopri poi il Padiglione dell’Italia all’Expo 2020 di Dubai, un dispositivo finalmente all-in one per la casa smart, e gli Avatar presentati al CES. Non perderti la Fiera dell’Arte di Bologna. >>>

Buona Settimana 
Paga

Tutta la e-zine 152 di Paganini non Ripete con le meravigliose immagini >>>

LA GRANDE INVENZIONE
Gli esseri umani sono gli unici animali propriamente culturali su questo pianeta, gli unici a creare tradizioni, stili, storie, norme, saghe, tormentoni. Altri animali hanno delle pratiche ripetute e imitate, come certi delfini che usano spugne per rastrellare cibo in fondo al mare, o gli scimpanzé che rompono noci contro le rocce. Noi, però, battiamo tutti. Siamo i soli a operare secondo uno schema cumulativo, a creare catene estese di abitudini, pratiche e comportamenti. Non solo norme sociali o atteggiamenti di gruppo, ma la Cultura intera, che trattiamo un po’ grossolanamente come fosse un tutt’uno. Però il punto è: gli esseri umani trasmettono questo tutt’uno estensivamente e più di chiunque altro. 
 
E nel calderone che si crea, dobbiamo poi saper navigare. Ognuno di noi ha la responsabilità di trasmettere quello che sa. Genitori a figli, insegnanti a studenti, capi a dipendenti. Trasmettere, non ha importanza che cosa, porta con sé due fardelli: il primo, avvicinarsi il più possibile al metodo scientifico, al test del vero/non vero. Il secondo, ammettere, senza vergogna se necessario: su questo ho dubbi, anzi, so di non sapere (Socrate!). Solo così idee, conoscenza, il calderone tutto vengono regalati al futuro: solo se sopravvivono alle forche caudine del metodo e della critica.
 
Il sapere tende a essere due cose, e nulla in mezzo: o troppo specializzato o quasi vuoto. Forse sbaglio, ma a me sembra che la trasmissione della cultura, almeno in Italia, sia stata per troppo tempo, e in gran parte ancora, tendente alla prima cosa, cioè difficile, tortuosa, didascalica. Il trend sta cambiando (forse). Parlo di libri: saggi scientifici ‘accessibili’ stanno (di nuovo forse) scalzando la massa di tomi troppo complessi, specializzati, articolati, verbosi, lunghi. È una tendenza incoraggiante, che ho sposato provando a fare un esperimento.
 
Ho scritto un libro tecnico ma semplice, sull’invenzione della scrittura nel mondo. La Grande Invenzione. Ma il tema conta poco. Conta l’approccio. Proprio come alcune scritture antiche, il libro è stata una prova. Scritto come fosse voce parlata, come se la scrittura non fosse mai esistita, ripetendo a voce alta cose che, nel corso di mezza vita, ho letto, assorbito, studiato e ricercato. È come se avessi scritto con la voce.
 
Il risultato di questo esperimento è che, quasi senza accorgermene, ho scansato proprio la cosa di cui stavo scrivendo, cioè la scrittura. Ho tolto di torno il soggetto stesso del libro. Alla fine, credo di averlo fatto per dare ascolto ad altro, a quello che ci tiene uniti, a quello che abbiamo in comune. A quello che rende possibile comunicare e trasmettere quello che proviamo con la precisione, e spesso l’imprecisione, del suono scritto: la scrittura come vero collante del nostro essere ‘umani’, del nostro essere inesorabilmente connessi.
 
Ma non solo. Ho scritto di noi, delle nostre creazioni, quello che decidiamo di far vivere e lasciare indietro, oltre il limite dei nostri giorni, la cultura che noi immettiamo nel mondo, perché ci rimane impressa, perché ci dà emozione.
 
E allora (forse) per imparare, e per tramandare bene quello che impariamo e che resterà dopo di noi, dobbiamo fare un’altra cosa, che non è né tecnica, né cerebrale, né specializzata, né accademica: dobbiamo emozionarci di fronte a quello che non sappiamo, e emozionarci ancor di più di fronte a quanto, ancora e per tutta la vita, sappiamo di poter imparare.
La Grande Invenzione – PNR 156 – Silvia Ferrara per Pietro Paganini
Author

PNR