Stati Disuniti d’America – Formiche – Pietro Paganini
Formiche ha pubblicato il mio commento per il Paganini non Ripete sulla crisi della Democrazia Liberale americana e occidentale in generale. Per Formiche mi sono chiesto se fenomeni come il trumpismo o il radicalismo ideologico (anche di Sinistra) sono mali necessari che dobbiamo affrontare o nascondere? La Presidenza Biden (se confermata) sfrutterà l’appoggio dai media per convincerci che l’America sia tornata unita e che la Democrazia Liberale abbia superato la profonda crisi che stiamo affrontando. I privilegi delle élite continueranno? I problemi e i desideri dei cittadini resteranno irrisolti e inascoltati? Se così fosse la rabbia e il rifiuto delle istituzioni continueranno a fomentarsi per poi esplodere.
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STATI DISUNITI D’AMERICA
La prevalenza alle elezioni presidenziali del democratico J. Biden (ammesso che sia confermata) non risolve i problemi che sta attraversando la Democrazia Liberale americana. Solo i media istituzionali e gli analisti più conformisti sostengono che li assolverà: ci vogliono illudere come hanno fatto da due decenni a questa parte.
Purtroppo non ce ne sono evidenze fattuali. Questa nuova Presidenza inoltre, sembra sprovvista del metodo – Liberale – necessario per superare i privilegi che le élite burocratiche, finanziarie e politiche si sono attribuite sfruttando quei buchi di clientelismo, corporativismo e storicismo che la Democrazia Liberale non ha ancora risolto.
L’insofferenza di molti cittadini rischia di radicalizzarsi ulteriormente se questa Presidenza, come gli attuali Governi e i rappresentanti europei, continueranno a non risolvere e addirittura a non affrontare, i problemi che la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica hanno introdotto e continuano ad aggiungere.
Rischiamo di assuefarci all’illusione di affrontare le sfide che ci stanno davanti quando invece le stiamo evitando e posticipando. Per questa via si ingigantisce ulteriormente il rigido divario tra i cittadini, che non è solo con le élite burocratiche e finanziarie ma tra città, periferia, aree rurali, genere, religione, etc.. In questo contesto la diversità non è più una ricchezza che favorisce il pluralismo ma diventa un fattore di scontro sociale.
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Il Trumpismo non è un male che si è autogenerato . E’ sbagliato denigrarlo o addirittura sforzarsi di celarlo dietro l’illusione di un facile cambiamento possibile . Non si risolve il problema, anzi lo si aggrava fomentando ancora la frattura tra i cittadini che ha fatto nascere il medesimo fenomeno Trump. Sbaglia chi crede ancora che, con i mezzi di comunicazione contemporanei e le dinamiche della Democrazia Liberale (anche se in difficoltà), i cittadini subiscano silenti.
È altrettanto errato accondiscendere furbescamente il radicalismo emotivo in cui si rifugia chi si affida alla speranza di un mondo perfetto, e intende separarlo dal populismo o dal sovranismo. Le élite burocratiche e finanziarie lo fanno per continuare ad assicurarsi il privilegio, secondo lo schema storicista per cui gli eguali si affidano ai migliori per farsi governare verso il sol dell’avvenire.
Non esiste infatti alcuna differenza pratica tra chi a Destra rincorre i valori della conservazione e chi a Sinistra si affida alla religione storicista. In entrambe i casi, i cittadini soffrono perché i loro bisogni e desideri non sono rappresentati e curati.
La Presidenza Biden non ha gli strumenti culturali e metodologici per affrontare il problema, nonostante gli elogi che media ed elites continuano a profondere.
Il primo discorso di Biden, ricco di termini Liberali, rischia di restare un esercizio formale, che i media hanno utilizzato per raccontare che questo sarà il Presidente dell’unità.
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Per promuovere l’unità della Nazione è invece, necessario riconoscere le divisioni e risponderle rappresentando però le diversità. Questo contrasta con l’approccio intellettuale tipico di chi si affida all’idea che le diversità vadano superate. Perciò, Biden sarà costretto ad ascoltare chi vuole eliminare populisti e sovranisti perché diversi, lasciando inascoltati i loro bisogni.
Biden si esibirà quindi nell’arte in cui ha eccelso, e cioè quella di mediare. Sarà costretto a farlo perché alle spinte radicali si opporrà un Senato (quasi certamente) repubblicano e una Camera dei Rappresentanti democratica ma indebolita dalle divisioni tra le diverse anime della sinistra e la crescita elettorale dei repubblicani.
La mediazione Biden servirà a sopire gli animi in superficie, ma non sarà in grado di sviscerare i problemi che le Democrazie Liberali dovrebbero affrontare. Per fare questo è necessario dare risposte coraggiose ai bisogni dei cittadini garantendo loro maggiore inclusione nei processi sociali ed economici e maggiore partecipazione per potenziare le regole della convivenza.
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È dalla crisi della Democrazia Liberale che, attraverso il confronto critico, dobbiamo individuare le soluzioni per ridare potere ai cittadini. Sarà Joe Biden capace di stimolare questo confronto? Probabilmente no. Non fa parte della sua storia di mediatore dai modi gentili e felpati che ha saputo galleggiare per oltre 40 anni.
Biden, seppure progressista, appartiene al passato. Egli crede che il potere sia il modo per rappresentare l’interesse dei cittadini. La storia ci dimostra che è da qui che nasce il populismo anti democratico. Esattamente al contrario, il potere dovrebbe guardare ai cittadini (piuttosto che al popolo) e chi li rappresenta dovrebbe proteggerne l’integrità usando le regole della convivenza. Non caschiamo nella trappola, ascoltiamo, e rispondiamo attraverso il confronto continuo e l’uso del metodo Liberale. Richiedo impegno e fatica, e tanta pazienza.