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Sul Parlamentarismo – Huffington Post – Pietro Paganini – Commento
Ho pubblicato un commento sul HuffingtonPost circa il primato del Parlamento. Per l’HuffingtonPost ho preso spunto dall’ultima crisi di Governo per dimostrare che è il Parlamento il luogo deputato a discutere, formare, sostenere o no i governi. La crisi attuale ha un’origine extra parlamentare invece. Nasce fuori dal Parlamento spinta dalle lobby dei media che hanno trovato in Italia Viva uno strumento interno. La crisi, almeno nella sua prima fase, è stata risolta dentro il Parlamento, e così sarà per quella in corso. 
Rileggo il commento sul HuffingtonPost >>> o qui sotto. 

Sul Parlamentarismo 

La Democrazia ha funzionato in America. La Democrazia Parlamentare ha funzionato in Italia. Dobbiamo essere soddisfatti. Non importa quale sia la posizione di ciascuno rispetto all’attuale Governo (a favore o contro), le procedure parlamentari hanno funzionato: scongiurando il tentativo di innescare in Italia una crisi extra parlamentare a favore e per conto di ambienti auto proclamatisi elitari. 
Si è confermata la centralità del Parlamento che sceglie attraverso il voto di chi ci rappresenta. I Governi si decidono in Parlamento contrariamente a quanto scrivono i media mainstream. Non vengono decisi fuori dal parlamento nelle stanze private dei gruppi di potere intellettuali, della finanza, della burocrazia istituzionale, e dell’editoria. Il Parlamento rappresenta noi cittadini. Questi gruppi rappresentano, legittimamente, se stessi. 
Stiamo attraversando un periodo storico molto complesso, fatto di profondi cambiamenti, e reso ancor più difficile – sennonché drammatico – dalla pandemia. Compiere scelte per risolvere problemi è molto complicato e richiede tempo e pazienza per discutere e negoziare le regole della convivenza tra cittadini. E questi, purtroppo, sono attributi umani che nell’epoca della società dell’informazione ci stanno sfuggendo. Così siamo emotivamente convinti che i problemi si risolvano meglio e prima con un Governo forte.

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Non è così. In Democrazia si affrontano meglio con un Parlamento che propone e che decide o meno di sostenere le prescrizioni che il Governo avanza. In particolare, in questo momento le proposte del Governo seguono gli indirizzi della scienza sanitaria (sulla quale si può discutere, certamente) e propongono il rilancio dell’economia con l’aiuto della UE e il coinvolgimento dei cittadini. 
Un Governo suggerito dall’esterno finisce per rappresentare solo gli interessi dei gruppi che lo hanno promosso scavalcando le dinamiche e le procedure parlamentari (cos’ allontanandosi dagli interessi dei cittadini). 
Un governo efficace ed all’altezza non è quello che dispone di larghi numeri nel consenso in aula, ma quello che si misura sui problemi concreti del convivere e si confronta con i parlamentari tenendo conto dei cittadini, senza voler  mai indottrinare né i primi né i secondi. 

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Nella Costituzione non si menziona il concetto di maggioranza assoluta per formare un Governo. Ecco perché il numero magico di 161 voti (in Senato) da raggiungere per mantenere la maggioranza e uno slogan propagandistico. Un simile concetto stravolgerebbe il parlamentarismo che è necessariamente duttile e non statico, proprio per consentire ad ogni rappresentante eletto di esprimersi. Non è un mercato delle vacche o un mercimonio, ma la convergenza di chi rappresenta gli interessi dei cittadini. Con il voto i cittadini esprimeranno poi il loro giudizio sulle scelte di chi li ha rappresentati. 
In questa prospettiva serve evidentemente un sistema elettorale che consente ai cittadini di conoscere e scegliere da chi essere rappresentati; un Parlamento più trasparente; un sistema partitico aperto al confronto sulle idee ed i progetti nonché ostile alle gerarchie consolidate e al leaderismo (mediatico). 

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In questi ultimi mesi – forse anni – è emerso che sedicenti Democratici e Liberali disprezzano il Parlamentarismo. Essi hanno auspicato con insistenza che il Governo – in entrambe le sue colorazioni, Giallo-Verde e Giallo-Rossa – venisse sostituito non attraverso le normali procedure in Parlamento, ma con un intervento deciso dall’esterno che il Presidente dovrebbe aver il coraggio di imporre. 
La frustrazione per le difficoltà del Governo è comprensibile, così come i giudizi personali sui singoli rappresentanti dell’esecutivo. È comprensibile, seppur con maggior cautela, la propensione a sentirsi più competenti e preparati, o la smania di voler contribuire a risolvere i problemi con le proprie proposte. Meno accettabile è invece, la volontà di chi oggi è stato escluso dai processi decisionali mediante il processo democratico, di riprendersi il potere o le posizioni di comando – quelle che contano. Quale sia la ragione, al Governo si va attraverso il voto in Parlamento i cui rappresentanti sono scelti dai cittadini nelle elezioni. Chi ambisce a governare, anche con soggetti scelti dall’esterno – come l’attuale Primo Ministro – deve seguire queste procedure. 

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Questa presunta crisi è stata davvero utile a riaffermare il Parlamentarismo e quindi il funzionamento della Democrazia come è stata immaginata in Italia dal 1948 in poi. È servita, ancora una volta, a sconfessare quelli che furbescamente, interpretano la politica come una questione di potere lontana dagli interessi dei cittadini; quelli che non accettano, piacciano o non piacciano, le scelte (elettorali) dei cittadini. Ha dimostrato che per Governare occorre, faticosamente e pazientemente, rispondere ai bisogni e agli interessi dei cittadini, senza illuderli – come invece hanno fatto i precedenti gesto e come fanno populisti e sovranisti – e senza escluderli – come invece continuano a perseverare le élite burocratiche e finanziarie – ma coinvolgendoli nello stabilire le regole della convivenza. 
Quella del Parlamentarismo è una strada lunga, tortuosa, faticosa, che globalizzazione, evoluzione tecnologica, e pandemia hanno reso ancora più complessa. Ma è l’unica che porta a risolvere i problemi dei cittadini, come il passato più recente ha dimostrato. 
Il Populismo e il ricorso all’Epistocrazia, cioè il Governo dei capaci e competenti (secondo quale criterio?) illudono. Il primo riconosce i cittadini ma li gratifica attraverso soluzioni facili, veloci ed utopiche che si distaccano dalla realtà, e che nel tempo non portano risultati. La seconda che scalda i sedicenti Liberali è una contraddizione stessa del Liberalismo quale metodo per ampliare le Libertà dei cittadini attraverso le regole della convivenza. 
All’Italia non servono leader eroici ma nemmeno elite di sapienti. Serve un Parlamento che rappresenti i cittadini. E cittadini che giudicano Parlamento e Governi in base ai risultati.

Sul Parlamentarismo – Huffington Post – Pietro Paganini – Commento

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PNR