CO2 Serve Coraggio – Paganini non Ripete 229 – Pietro Paganini
L’Europa ha presentato un piano ambizioso per ridurre la CO2. Invece di accettare la sfida, l’Italia che si pavoneggia per la Transizione Ecologica rinuncia a investire nell’innovazione tecnologica trincerandosi dietro scuse i cui costi saranno molto elevati. Ecco perché…
CO2: CI VUOLE CORAGGIO
COSA SUCCEDE La Commissione UE ha presentato il programma Fit for 55 per ridurre le emissioni nette a zero entro il 2050 passando, entro il 2030, a livelli non superiori al 55% di quelli del 1990. Media e commentatori italiani (tralasciamo la classe politica) sono stati freddi. Piuttosto hanno reagito molto negativamente le associazioni industriali e degli imprenditori. Perché?
Farlo non è avallare il presunto dirigismo UE, significa seguire i classici principi della libera conoscenza del mondo.
PERCHÈ È IMPORTANTE? Il Piano della Commissione è ambizioso, forse troppo. Ma presenta un obiettivo coraggioso che dovrebbe motivare l’Italia, cittadini e imprenditori, a investire sull’innovazione tecnologica di più e prima di altri paesi concorrenti. Le scappatoie e la volontà di procrastinare servono a poco e costeranno tanto sulle generazioni future.
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METODO Il Programma Fit è una sorta di cornice per ottenere i soldi del PNNR. L’Italia ha quindi tutto l’interesse a adempiervi.
MERITO Gli impianti industriali operativi in Italia producono un eccesso di CO2 rispetto ai parametri stabiliti dalla Commissione UE. Questo eccesso va ridotto senza tergiversare e senza ipocrite furbizie tecniche.
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EPPURE media e opinionisti non si sono eccitati per questo piano ambizioso che ridisegna il mercato delle emissioni, la tassa sul carbonio alla frontiera (Cbam), le direttive su energia, trasporti, tasse, insomma il funzionamento dell’economia. Anche con l‘obiettivo dell’indipendenza energetica europea. mentre si sono sbrodolati nel più recente passato per gli anatemi infantili e privi di riferimenti scientifici degli ambientalisti ideologici.
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AL CONTRARIO si sono scatenate le reazioni isteriche all’iniziativa espresse da associazioni di Confindustria ed anche dal Ministro Cingolani, tutte in vario modo preoccupate dei costi dell’operazione destinati a cadere sulla competitività di ogni azienda toccata e quindi sugli italiani.
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L’INQUINAMENTO DA CO2 è pericoloso per la salute dei cittadini. Le cure costano sul bilancio dello stato e delle famiglie.
- Ha quindi poco senso sostenere che a livello mondiale il contributo della UE all’inquinamento da CO2 è scarso (intorno al 16/17%).
- SALUTE La salute dei cittadini è soprattutto insidiata dalla CO2 prodotta nelle nostre regioni.
- LEADERSHIP Con questo piano l’UE rompe il lassismo mondiale per trainare gli USA e i due insieme finiranno per trainare anche i grandi produttori di CO2, Russia, Cina e India.
DECARBONIZZARE è la via per ridurre le emissioni: ridurre del 4,2% all’anno e un taglio netto alle quote di inquinamento finora “a titolo gratuito”
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SOSTEGNO COMPETITIVO Per mantenere la competitività delle industrie europee dal 2026 ci sarà il Cbam, per far pagare agli importatori il carbonio prodotto oltre la frontiera.
FONDO SOCIALE Ci sarà anche (oltre a vari accorgimenti) un fondo sociale per otto anni (2025-2032) intorno ai 72 miliardi € per ammortizzare i nuovi costi: attivare la transizione, mettendo al riparo, nel farla, le fasce più deboli dei cittadini.
LE CRITICHE al Fit55 sono dovute e saranno molto utili se costruttive. Devono perciò, distinguersi dalla ritrosia che alcuni settori della società italiana stanno dimostrando per sfuggire di sfuggire all’urgenza di modificare abitudini consolidate (e relativi privilegi), per esempio nella tipologia degli impianti adoperati in Italia.
- Al momento, molti impianti rilasciano in atmosfera un forte miscuglio di CO2 e di gas tossici. Per ridurli occorre evitare artifici elusivi della sostanza tecnologica del problema (quali voler catturare in via stabile le emissioni inquinanti, che restano).
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COSA FARE Il Fit 55 spinge a rinnovare, in modo drastico e prima possibile, la tecnologia così da produrre una minor quantità di emissioni inquinanti. Utilizzando gli strumenti già previsti dall’UE, il Ministro alla Transizione Ecologica deve impegnarsi a spezzare le resistenze ad innovare la tecnologia degli impianti e la mentalità delle burocrazie, che rimangono il freno alla ripresa italiana.