Homo Construens Homo Destruens – Paganini non Ripete 231
Sarebbe stato sufficiente usare materiale ignifugo e l’incendio del grattacielo di Milano sarebbe stato evitato. In Italia si costruisce male e molti edifici sono poco sicuri. Il settore dell’edilizia investe poco nell’innovazione tecnologica, nell’educazione, ed è poco produttivo. Provo a spiegarne le ragioni e cosa può essere fatto per favorire innovazione, sostenibilità, e qualità.
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Homo Construens Homo Destruens
L’incendio del grattacielo di Milano poteva essere evitato. Sarebbe stato sufficiente usare materiale ignifugo. Si dimostra la superficialità che ancora serpeggia nella cultura italiana e la scarsa propensione all’innovazione tecnologica.
Incendi, terremoti, alluvioni e frane, come altri cataclismi fanno parte della natura. Succedono. Nei secoli abbiamo imparato a controllarli o quantomeno a ridurne l’impatto attraverso l’uso di nuove tecniche, materiali, e regole. Eppure, case e ponti continuano a crollare o a prendere fuoco a causa dell’imperizia umana. Perché?
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La maggior parte degli edifici, almeno in Italia (anche quelli di proprietà dello Stato), sono ancora poco sicuri, consumano troppa energia, e sono poco confortevoli.
PERCHÈ È IMPORTANTETra i settori economici l’edilizia è la meno innovativa e produttiva, nonostante l’evoluzione tecnologica, dei materiali, e dei processi organizzativi. Chi progetta e costruisce ha l’obiettivo di ridurre il rischio di collassi, incendi, e anche cedimenti. In Italia si progetta male e si costruisce ancora peggio.
LA PUNTA DELL’ICEBERG Le opere a rischio sono moltissime, ma per evitare tragedie e incidenti ci affidiamo al caso, non a competenze e innovazione.
ZERO INNOVAZIONE Nonostante l’incredibile innovazione tecnologica, lo sviluppo di nuovi materiali, la maturazione di nuove tecniche costruttive, e l’elaborazione di regole più avanzate (e severe), l’edilizia italiana resta di scarsa qualità. Le ragioni sono tante:
- La stragrande maggioranza delle imprese edili sono di piccole dimensioni e occupano personale poco qualificato. A diversità del settore dei materiali e delle tecniche costruttive, le imprese di costruzione investono poco sulle competenze.
- Le imprese edili lavorano al ribasso – il mercato delle costruzioni è molto volatile e soggetto al prezzo ma anche alla speculazione finanziaria per cui chi costruisce investe poco in materiali che garantiscono maggiore qualità, risparmio energetico, e sicurezza. Si investe poco nella qualificazione del personale.
- Il mercato immobiliare italiano è molto frammentato e si caratterizza per la piccola proprietà. Mentre nella geografia anglosassone si compra lo spazio ma gli edifici restano di proprietà di grossi gruppi immobiliari, in Italia si comprano le mura. Si influenza così la dimensione delle opere e delle aziende di costruzione che faticano a crescere e consolidarsi.
- Molti gruppi immobiliari sono votati alla speculazione (edilizia e finanziaria) prima che all’innovazione. In questo contesto le regole e la politica si sono dimostrate corresponsabili.
Segue che…
DAVIDE E GOLIA Ci sono poche grandi realtà che offrono capacità manageriale, finanziarie, e grandi competenze tecniche. Sono le imprese che lavorano all’estero, ma che in Italia spesso appaltano a piccole aziende locali (ragioni economiche ma anche politiche).
Ci sono tante aziende di medie e piccole dimensioni che sono costrette o votate a lavorare esclusivamente sul costo, e quindi al ribasso.
TRIBALISMO Tante aziende e studi professionali (impegnati lungo la filiera, geologi, ingegneri, architetti, agenzie immobiliari, e tecnici vari) di piccole dimensioni finiscono per istituire delle tribù locali che si gestiscono inevitabilmente il territorio. L’acquirente è una vittima. Sono tribù dell’incompetenza votate al ribasso sennonché all’imbroglio.
L’economia italiana sopravvive anche grazie a queste tribù, il cui prezzo è la sciatteria edile, cioè la costruzione di edifici insicuri e di bassa qualità.
IRRESPONSABILI La natura frammentaria della filiera rende l’industria delle costruzioni immune da qualsiasi responsabilità giuridica. Case e ponti crollano senza responsabili.
L’ETÀ DEL MATTONE Diversamente da tanti altri settori, il manovale che costruisce opere è rimasto all’età del mattone, non si è qualificato nel tempo, non conosce le norme e i nuovi materiali, si limita ad eseguire quello che i diversi professionisti della filiera decidono. Ma anche questi sono spesso impreparati e/o coinvolti nelle logiche tribali che spingono a non investire e arruffare.
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SCARSA PRODUTTIVITÀ Il settore edile resta infatti, tra i meno produttivi. Mentre la produttività per ora lavorata è cresciuta del 2.8% nell’economia globale, e del 3.65% nel settore della manifattura, l’edilizia si è fermata al 1%.
CHE FARE Le misure appena adottate dal Governo per rilanciare l’edilizia promuovendo la sostenibilità e il risparmio energetico, possono aiutare a emancipare il settore. Ma serve molto di più:
- incentivare l’innovazione tecnologica e disincentivare l’uso di materiali non certificati e di qualità;
- rendere tacciabile l’intera filiera, per cui tutti i materiali impiegati devono essere certificati (schemi di certificazione credibili e sicuri) e le certificazioni rese pubbliche. L’etichettatura degli alimenti o degli elettrodomestici può essere da esempio;
- incentivare l’assunzione di personale qualificato e la formazione della manovalanza, e quindi investire sulle scuole tecniche affinché tutto il personale dell’edilizia sia aggiornato, competente e responsabile per come opera;
- favorire la crescita e il consolidamento delle imprese favorendo il modello di proprietà anglosassone.
Con questi pochi passaggi eviteremmo di avere palazzi costruiti con pannelli altamente infiammabili (che costano meno) ma con materiale ignifugo (presente sul mercato ma usato da pochi). Costa di più, ma se la domanda aumentasse e con essa anche l’offerta, diminuirebbe il prezzo e crescerebbero investimenti e innovazione, e con essi la produttività, e noi tutti vivremmo meglio e in modo più sicuro e sostenibile.
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Homo Construens Homo Destruens – Paganini non Ripete 231
Image credit: Getty Images by the NYT >>>