Taxi I Nemici del Cambiamento – Il Messaggero – Pietro Paganini
I taxi scioperano per opporsi al cambiamento che introduce il Decreto Concorrenza che il Governo sta per passare alla Camera dei Deputati.
Per i tassisti la concorrenza va bloccata. Ritengono che sapere in anticipo il costo di una corsa, come succede per le piattaforme, non sia utile. Pensano che il numero delle auto in circolazione debba essere stabilito dai comuni e non da un algoritmo che prevede urgenze e necessità. Ritengono che un imprenditore non possa fare il tassista e vice versa.
Questi sono solo alcuni dei cambiamenti che la concorrenza introdurrebbe e che io ho sostenuto con un commento/opinione per Il Messaggero che puoi leggere qui >>> o qui sotto. Il commento è stato ripreso anche in un comunicato pubblicato dalle principali agenzie stampa che puoi trovare qui >>> sul sito di Competere.
Taxi I Nemici del Cambiamento
I tassisti scioperano? Lasciamoli scioperare. Sarà un bene per i servizi alternativi. E comunque, prima o poi, si adegueranno anche loro al cambiamento.
L’Italia fatica a crescere, economicamente e socialmente, perché è ostile al cambiamento. Abbiamo paura che l’evoluzione tecnologica e sociale stravolga dinamiche consolidate e posizioni di rendita acquisite. Magari vi riuscisse!
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Non siamo più, o forse non lo siamo mai stati, un paese di frontiera. La scomparsa di Leonardo Del Vecchio ci ha fatto ricordare quanto, dalla nostra proverbiale arte di arrangiarsi, possano nascere imprese senza eguali al mondo. Tuttavia, c’è una netta differenza tra il sapersi ingegnare per creare e sfruttare le novità, e l’arrangiarsi per sopravvivere. Nel primo caso, l’obiettivo è migliorare, nel secondo tirare a campare.
Da molti anni non trainiamo più il mondo, bensì inseguiamo chi ci impone il suo stile di vita e, peggio ancora, ci convince che siano sufficienti slogan quali Made in Italy e Bel Paese per far parte dei grandi.
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Questa resistenza alla trasformazione non crolla neanche quando la forza delle novità travolge tutto. Covid, guerre, emergenze climatiche e innovazioni da film di fantascienza. Niente riesce a scalfire il nostro gattopardesco “nulla deve cambiare”. Anche quando i cittadini scoprono i vantaggi propri del cambiamento e si adattano rapidamente alle nuove dinamiche, gruppi di interesse minoritari si oppongono e impongono il proprio volere.
È la ragione per cui le riforme non vanno mai a buon fine. I cittadini le chiedono, ma interessi particolari, sennonché personali – con la compiacenza di burocrati e movimenti politici lontani dal rappresentare gli interessi e i desideri di chi gli paga lo stipendio o li ha votati – creano un’invalicabile barriera di protezione. Pardon conservazione.
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Così, nel 2022, mentre c’è chi va su Marte e manda i turisti nello spazio, in Italia siamo impantanati nel creare un libero mercato delle concessioni balneari e del trasporto pubblico non di linea, cioè i taxi.
È un paradosso tutto nostrano che i tassisti e una parte trasversale di parlamentari si oppongano alle richieste dei cittadini utenti. Va ricordato infatti: il motore del cambiamento non risiede nelle piattaforme digitali come Uber, ma è nelle mani di cittadini, consumatori, quindi elettori. Siamo noi a chiedere una riforma strutturale del trasporto pubblico non di linea, che ci consenta, per esempio, di scegliere come e con chi viaggiare, di sapere in anticipo quanto spendere, di usufruire di opzioni che personalizzino la nostra esperienza di viaggio e la rendano unica, oltre che efficiente.
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Le polemiche sulla concorrenza e le liberalizzazioni sono superate. Noi cittadini abbiamo fatto la nostra scelta, che piaccia o no, di beneficiare della concorrenza e dell’innovazione che questa produce. Ma servono delle regole, altrimenti è un mondo alla todos caballeros. È necessario tutelare noi utenti, soddisfacendo i nostri bisogni e desideri, così come chi offre il servizio. È compito del Parlamento introdurre le adeguate norme affinché economia e società possano evolvere allargando le libertà dei cittadini e coltivando la prosperità di tutti. Non è un lavoro facile. Ma a questo servono le istituzioni. Conoscere per deliberare…
Noi cittadini ci aspettiamo che, con il Decreto Concorrenza attualmente in esame, i parlamentari si dimostrino attenti ai nostri bisogni e desideri, e soprattutto capiscano che il Paese deve cambiare rapidamente, staccandosi da dinamiche economiche e sociali che come un cancro ci hanno indebolito.
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I tassisti se ne facciano una ragione. Sono essi stessi dei piccoli imprenditori. E come tali devono accettare e promuovere il cambiamento. È nel loro interesse.