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Contro il Paternalismo – Paganini non Ripete 294

È la Giornata Mondiale dei Diritti dei Consumatori, ma siamo davvero liberi di scegliere? Bollini, tasse e divieti impongono regole dall’alto, mentre il consumatore viene trattato come un soggetto da accudire anziché responsabilizzare. Senza libertà di scelta, come possiamo sviluppare senso critico e autonomia? Più che educarci, ci stanno abituando a obbedire. È davvero per il nostro bene?

Contro il Paternalismo

COSA SUCCEDE   Il 15 marzo, Giornata Mondiale dei Diritti dei Consumatori, dovrebbe essere l’occasione per celebrare la libertà di scelta e l’autonomia del cittadino. Invece, in Europa il consumatore è trattato sempre più come un soggetto fragile, incapace di prendere decisioni consapevoli senza l’intervento dello Stato e delle istituzioni.  
 
BUONO E CATTIVO   Questo vale soprattutto per l’alimentazione e lo stile di vita, ambiti cruciali per contrastare l’obesità e le malattie non trasmissibili, la vera pandemia del secolo. 
  • Bollini fronte pacco come il Nutri-Score su biscotti, formaggi e prosciutto, warning label sul vino e la birra, tasse di scopo sulle bevande gassate, incentivi alla riformulazione dei prodotti della tradizione locale o il boicottaggio sottile delle carni sono solo alcuni degli strumenti con cui i governi pretendono di guidare i consumatori verso scelte considerate più “giuste”. 
Il risultato? Meno libertà, più dipendenza dalle istituzioni.  

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PERCHÉ È IMPORTANTE   Un consumatore informato che ha maturato il senso critico agisce nel proprio interesse e riduce le conseguenze indesiderate. Senza educazione e sperimentazione, però, non può sviluppare autonomia. Se tutto è deciso dall’alto, il cittadino si abitua a delegare e a seguire direttive senza capire il perché.  
  • Questa mentalità assistenzialista non si limita al cibo, ma permea l’intera società. Più i cittadini vengono guidati, meno sono capaci di scegliere. L’iperaccudimento porta a una società standardizzata, che soffoca libertà e diversità, rallentando l’innovazione, la crescita e il benessere.  
 
FEUDALESIMO CONTEMPORANEO   L’idea che il consumatore sia incapace di compiere scelte consapevoli affonda le radici in una mentalità feudale dalla quale non ci siamo mai veramente liberati. I feudatari di un tempo – regnanti, principi e latifondisti – imponevano regole ai sudditi in nome di un potere divino.  
Oggi, il potere non è più nelle mani della nobiltà, ma delle istituzioni pubbliche (dei funzionari) e delle organizzazioni che, attraverso regolamenti e direttive, decidono per il cittadino
  • Il meccanismo è lo stesso: le regole arrivano dall’alto, senza spazio per il senso critico o l’autodeterminazione.  
LA SCIENZA COME DOGMA   Un tempo il principio di autorità si fondava sulla religione, oggi si fonda sulla scienza. Ma non sulla scienza come metodo sperimentale, bensì come verità assoluta e infallibile, usata per giustificare politiche che impongono modelli di comportamento.  
 
LA SCIENZA COME METODO   La scienza, però, non è mai definitiva: è un processo continuo e faticosissimo fatto di prove ed errori. Oggi invece si pretende di regolamentare le scelte individuali basandosi su certezze che tali non sono. 
 
IL FALLIMENTO   che è la base della conoscenza, non è accettato (nella logica dell’infallibilità feudale) e viene visto come un problema anziché un’opportunità di apprendimento. Così si perpetua una società di individui sempre più passivi e dipendenti da chi decide per loro.  
CONSUMATORI O SUDDITI?   Etichette, tasse e divieti non educano, ma impongono. Il messaggio implicito è chiaro: non sei capace di scegliere da solo. Se le persone vengono abituate a seguire regole senza comprenderne la logica, come potranno mai sviluppare senso critico e autonomia decisionale?  
Il problema non è solo politico, ma culturale. Da anni, la scuola e la famiglia hanno smesso di insegnare la capacità di scegliere e assumersi responsabilità. Si cresce in un sistema che premia l’obbedienza piuttosto che il pensiero indipendente.  
 
SCUOLA E FAMIGLIA NON FORMANO PIÙ   A scuola si studia di tutto, tranne come nutrirsi e vivere in equilibrio. Si insegnano concetti astratti su cosa sia salutare e cosa dannoso, ma senza fornire strumenti per comprendere il metabolismo, il funzionamento del corpo, il ruolo dei nutrienti e l’interazione con l’ambiente. 
  • Il risultato? Un cittadino che dipende dalle raccomandazioni ufficiali invece di sviluppare una conoscenza autonoma e la capacità di decidere in base ai propri bisogni.  
LA VIA DI FUGA   Educare al senso critico è complesso e richiede tempo e fatica. Imporre regole e bollini è molto più facile e rapido. Eppure, sono gli stessi che parlano di emancipazione del consumatore a promuovere politiche che lo rendono sempre più dipendente dallo Stato.  
 
OLTRE IL PATERNALISMO   Dobbiamo superare questa mentalità paternalistica e costruire un modello basato su educazione, senso critico e sperimentazione
  • Un consumatore che impara facendo, adattandosi e trovando il proprio equilibrio alimentare, diventa autonomo e consapevole. 
  • Al contrario, chi è eccessivamente guidato diventa dipendente dalle regole imposte dall’alto e, nel momento in cui queste vengono meno, si trova disorientato e incapace di scegliere da solo.  
COSA FARE   Non serve più regolamentazione, ma più educazione. Educare significa facilitare l’accesso alle conoscenze, sviluppare il senso critico e stimolare la libertà di scelta. Scuola, famiglia e persino i social media devono promuovere l’autonomia, non il conformismo.  

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PNR