Casa Dolce Casa - Paganini non Ripete 268 - Pietro Paganini EFFICIENZA ENERGETICA direttiva casa verde yann bastard

Casa Dolce Casa – Paganini non Ripete 268 – Pietro Paganini

Casa Verde e Intelligente
La Direttiva per la Casa Verde è una opportunità importante. È uno strumento per azzerare le emissioni degli edifici, incrementare il risparmio energetico, e migliorare il benessere abitativo e lavorativo. È parte di un processo più ampio e lungo (l’Italia ha dormito come spesso accade) di innovazione, riqualificazione e transizioneHa delle criticità fisiologiche ma possono essere superate. Si deve intervenire ora in fase di discussione, poi accompagnarla in fase di recepimento con strumenti adeguati. Saremo capaci?

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La Direttiva europea Efficienza Energetica per gli Edifici che il Parlamento europeo si appresta a discutere e approvare è una grande opportunità per il paese. È uno strumento per azzerare le emissioni degli edifici, incrementare il risparmio energetico, e migliorare il benessere abitativo e lavorativo. 
Ha delle evidenti criticità, ma sono superabili. Non ha quindi senso opporvisi. L’Italia deve piuttosto affrettarsi a presentare proposte che ne facilitino e ne velocizzino l’implementazione in un contesto abitativo complicato. 

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DI COSA SI TRATTA   La Direttiva Case Verdi è una revisione proposta (Giugno 2021) dalla Commissione europea di una precedente Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia
  • Fa parte del pacchetto di riforme europee Pronti per il 55% che definisce la visione per il conseguimento di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. È una componente fondamentale della strategia un’ondata di ristrutturazioni (Ottobre 2020) e si ricollega al piano energetico REPowerEU (Maggio 2021).

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GRANDE VISIONE   Al di là delle criticità non si tratta di una legge progettata dal malefico DeepState brussellese contro gli inermi cittadini italiani. Al contrario, è un pacchetto legislativo ampio che risponde a una strategia ben precisa per l’azzeramento delle emissioni e il risparmio energetico
  • Non è una novità come chi la oppone vuole farci credere, ma è il passaggio fondamentale in un processo di ammodernamento dei paesi dell’Unione, tra cui l’Italia. 
  • Se questa è la reazione se ne conviene che o sono stati disattenti per anni ai nostri danni, o sono in malafede per qualche ragione. Certamente sono ostili al cambiamento

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PER IL CAMBIAMENTO   Le novità spaventano per natura (umana). La politica che lavora per i cittadini dovrebbe impegnarsi a facilitare il cambiamento attraverso l’ormai celebre processo di transizione. In altre parole, politica e politici sono qui per accompagnare i cittadini attraverso il cambiamento per mezzo delle regole. Queste sono infatti una mediazione perché devono rispondere a bisogni e desideri di molti cittadini diversi. 
  • In uno contesto europeo di grande diversità fare le regole è infatti, molto complicato. Se gli italiani hanno l’impressione di rimetterci rispetto ai cittadini di altri paesi, è perché chi li rappresenta è spesso assente. E si presenta solo a cose fatte, non per fare il mea culpa ma per fomentare la rabbia dei cittadini spaventati rispetto alla novità. 

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 Se la Direttiva venisse ben negoziata (dai nostri rappresentanti) nei prossimi passaggi istituzionali a Brussels e poi in fase di implementazione a Roma, sarebbe una straordinaria opportunità per riqualificare la struttura edile del nostro paese

  • Significa azzerare le emissioni, ridurre i costi energetici, e soprattutto migliorare il benessere abitativo (anche lavorativo). 
  • Quest’ultimo fattore o guadagno è meno considerato ma ha un impatto molto importante in termini di salute fisica e mentale, e produttività, ma più in generale di qualità della vita. 

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CRITICITÀ   La Direttiva ha molte criticità. Non poteva essere diversamente considerato che è e resta progettata a Brussels, cioè in un centro burocratico che seppure impiega consulenti seri e preparati, resta lontana e sorda alla periferia che sia Cipro, Italia, Portogallo, o Finlandia. 
 
1.URBANISTICA   Ignora certamente la peculiarità culturale, geografica e storica di un paese i cui molti edifici sono costruiti in modo tale che un qualsiasi intervento è difficilmente immaginabile
  • In alcune zone, come le grandi città o i paesi estesi è certamente più facile intervenire, ma nei centri storici dei borghi e degli agglomerati edificati su colline e cocuzzoli si richiederanno sforzi straordinari.
  • Nulla è impossibile se c’è la volontà e la capacità organizzativa. Hanno vita più facile i paesi in cui le strutture urbane sono più diffuse con una densità abitativa più bassa (paesi del Nord Europa) o seguono logiche funzionali (Est Europa). 

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 2. IL PICCOLO PROPRIETARIO NON INVESTE   In questo contesto di complessità, l’Italia si differenzia da molti paesi europei per le dinamiche con cui la proprietà si manifesta

  • Nei paesi anglosassoni o scandinavi si è – spesso – proprietari dello spazio mentre le mura appartengono a società o un consorzi. In Italia è esattamente il contrario, con le conseguenze che conosciamo. Ristrutturare diventa quindi complicato perché la maggioranza dei proprietari deve essere concorde. 

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3. CLIENTELE E IMPRESE NANE   La struttura organizzativa delle imprese di costruzione e le competenze tecniche di molti professionisti e costruttori potrebbero essere un altro problema. Le tecnologie e le tecniche costruttive ci sono, ma come molte tragedie recenti dimostrano, spesso mancano le risorse umane o tendono a prevalere interessi di natura clientelare. Questa Direttiva è quindi occasione di rinnovamento del nostro tessuto professionale nell’ambito delle costruzioni. 

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CHE FARE?   L’invito è perciò a considerare e discutere le possibili criticità per superarle sia nell’attuale fase di discussione europea che in quella di recepimento della Direttiva in Italia. Se associata a un piano di incentivi o meglio di defiscalizzazione l’Italia potrebbe transitare nel futuro che in realtà è già presente

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Image credit: courtesy of Yann Bastard for the NYT >>>
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PNR