La Dieta di Dio - Paganini non Ripete 274 dieta universale
La Dieta di Dio – Paganini non Ripete 274 – Pietro Paganini
L’urgenza di rallentare i cambiamenti climatici e la premura di ridurre l’obesità e migliorare la nutrizione stanno fomentando la formulazione di una dieta universale cioè una dieta che va bene per tutti. È davvero salvifica come sostengono i suoi promotori? No, può essere pericolosa perché minaccia la nostra libertà di scelta, inibisce la diversità, e frena il mercato. Ci sono delle alternative valide. Le scopriremo insieme.
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LA DIETA DI DIO

COSA SUCCEDE?   L’urgenza di rallentare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di CO2 e di preservare la biodiversità sta incoraggiando la ricerca una dieta che utilizza nutrienti più sostenibili o nature positive e quindi di pratiche agricole e produttive rigenerative. 
La premura di ridurre l’obesità e migliorare la (cattiva) nutrizione, stanno indirizzando la nutrizione verso una dieta con nutrienti più salutari. 
Queste due diete possono essere combinate ottenendo una Dieta UniversaleLa Dieta Universale è progettata funzionalmente e ingegneristicamente per l’intera umanità, cioè per tutti

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L’IPHONIZZAZIONE DELLA NUTRIZIONE   La ricerca di una Dieta Universale sta coinvolgendo una parte dell’industria alimentare, e in particolare le imprese che hanno dimensioni globali. Favorisce infatti, lo sviluppo di un’economia di scala: un prodotto che per le sue caratteristiche universali e ingegneristiche piace a 8 miliardi di persone. E’ lIphonizzazione della nutrizione
  • MA…L’iPhone e i suoi simili (sono pochi i prodotti con vere economie di scala) hanno saputo costruire economie di scala efficaci guadagnando il proprio successo sul mercato.

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LE POLITICHE PUBBLICHE   La Dieta Universale si può imporre facilmente attraverso le politiche pubbliche – ideologiche – come la formulazione di etichette colorate, incentivi e disincentivi fiscali, campagne di (dis)informazione ideologiche, e un più generale boicottaggio di alcuni ingredienti.
 
PERCHÈ È IMPORTANTE?   L’intento di favorire una dieta salutare (concetto astratto) e nature positive (o una produzione alimentare rigenerativa) è lodevole e va sostenuto attraverso la sperimentazione di soluzioni sempre diverse che possano valorizzare la diversità di ciascun individuo e di ciascun nutriente e che possano rispondere alla continuità del cambiamento. Si deve cioè evitare l’approccio ideologico. 

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  • Il fine infatti, non è quello di salvare l’umanità o il pianeta, ma di mettere gli individui nelle condizioni di compiere scelte consapevoli al fine di convivere tra loro e con il pianeta.
  • Le politiche pubbliche a favore della salute e della sostenibilità giocano un ruolo cruciale. Esse possono favorire la diversità alimentare e la libera scelta. Ma possono anche, per esempio attraverso l’uso di etichette o compagne di informazione (ideologica ed emotiva), annientarle per sostituirle con la dieta universale. Uno va bene per tutti

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TUTELARE LA LIBERTÀ PROMUOVERE LA DIVERSITÀ   L’elaborazione di una Dieta Universale è affascinante e conveniente per le (poche) imprese alimentari globali, ma può rappresentare dei rischi molto seri per i cittadini, per la concorrenza, e per il mercato:
  • minaccia la libertà di scelta: ci viene imposta una sola dieta con la promessa che migliorerà la salute e l’ambiente. Se non ci piace ce la dobbiamo fare andare bene;
  • promuove l’omologazione e scoraggia la diversità: uno va bene per tutti (One fits all). Si impone una sola dieta a scapito della diversità che è un carattere dell’umanità (e non solo). Il gusto e i desideri di ciascuno saranno sostituiti dal sapore universale. Le diete locali sono destinate a sparire per lasciare spazio alla Dieta Universale.
  • rallenta la conoscenza: la limitazione della libertà e della diversità frenano il confronto e l’innovazione quindi l’elaborazione e la diffusione delle conoscenze; 

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  • scienza totalitaria: promuove l’idea per cui la scienza si limita a una teoria inconfutabile e quindi sacra, da osannare e non criticare. È di fatto, la negazione del metodo sperimentale della scienza.
  • scoraggia gli investimenti e l’innovazione: una volta trovata la dieta perfetta saremo scoraggiati a creare nuovi prodotti, sapori, fragranze, etc.;
  • Il problema (non) è il nutriente: il problema è ciò che mangiamo. Non è così. Essendo noi esseri umani (lo si vede sugli esseri viventi in generale) tutti diversi reagiamo diversamente ai nutrienti anche in funzione del modo e del contesto in cui viviamo. L’obesità non è un problema collettivo ma individuale. Non sarà quindi la dieta universale a salvare l’uomo, ma sarà la dieta di precisione o personalizzata.

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COSA FAREMO   Prossimamente affronterò questi punti singolarmente per dimostrare con argomenti sperimentati che la Dieta Universale può avere risvolti positivi ma non è l’unica soluzione da imporre (come si legge nella dieta Lancet) all’umanità. 
L’uomo vivrà meglio e più a lungo se continuerà a promuovere la diversità, eviterà l’uso ideologico della scienza, e cercherà soluzioni – come le diete di precisione – che promuovono la libertà di scelta. 

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La Dieta di Dio – Paganini non Ripete 274 – Pietro Paganini

Image credit: Eric Blad, courtesy of the NYT >>>

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PNR