Fermare la Woke Culture – Coffee Break LA7 – Pietro Paganini
Fermare la Woke Culture è lo slogan che ho lanciato durante la mia partecipazione al programma CoffeeBreak di La7. Ne ho parlato conStefano Graziosi, giornalista de La Verità, e i parlamentari europei Denis Nesci (Fratelli d’Italia) e Gaetano Pedullà (Movimento 5 Stelle), con la conduzione di Ivo Mej. Per chi fosse interessato, il programma è disponibile per la visione sulla piattaforma di La7 >>> mentre qui sotto trovi alcuni estratti significativi della discussione.
Fermare la Woke Culture
Negli ultimi anni, il termine “woke” ha guadagnato notorietà nel dibattito pubblico, suscitando reazioni fortemente contrastanti. Interpretato come sinonimo di “PoliticamenteCorretto” o “CancelCulture“, “woke” originariamente indicava la consapevolezza delle ingiustizie razziali nella comunità afroamericana. Con il tempo, però, il termine ha assunto nuove connotazioni, diventando simbolo di un’estrema attenzione alle questioni di giustizia sociale, inclusione e diversità. Questo slittamento semantico non promuove autentica inclusione; al contrario, suggerisce che alcuni gruppi meritino maggiori diritti e riconoscimenti rispetto ad altri, minando l’individualità a favore di una categorizzazione collettiva che privilegia alcuni e ne marginalizza altri.
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Per un liberaleclassico, che pone al centro il metodo sperimentale della scienza e l’importanza del dibattito aperto, la “woke culture” rappresenta un’ideologia pericolosamente dogmatica. L’aspetto più critico risiede nella sua promozione di un pensiero uniforme che non tollera dissenso o critica. In un ambito in cui dialogo e discussione sono essenziali per l’avanzamento del sapere, tale uniformità rischia di erodere la libertà di espressione.
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In aggiunta, la “wokeculture” tende a ignorare l’individualità, ponendo un modo di essere sopra tutti gli altri, cioè limitando la diversità ad un primato morale. Ciò che va bene ai promotori del “woke” è degno di diversità, il resto è il male assoluto. Si nega l’individualità che all’origine della diversità. Si accettano quindi, solo le diversità omogenee, il che è un paradosso.
Secondo la distinzione tradizionale tra libertàsoggettive e oggettive, la “woke culture” sembra confondere e sovrapporre queste categorie senza un’adeguata regolamentazione, proponendo una libertà soggettiva illimitata che si cristallizza nel tempo, ignorando il dinamismo e il cambiamento.
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Di conseguenza, coloro che si autodefiniscono “progressisti” ma sostengono la “WokeCulture” agiscono, paradossalmente, da “regressisti“, cercando di fermare il tempo e di cristallizzare una “grande verità” immutabile. Ciò è in netto contrasto con il principio liberale che sostiene la necessità di sottoporre tutte le opinioni a un esame critico, indipendentemente dalla loro origine.
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In definitiva, il “regressismo” della “WokeCulture“, con le sue verità morali assolute e non criticabili, è diametralmente opposto al senso critico che anima il metodo sperimentale. La Woke Culture, pertanto, minaccia i principi di individualità e diversità, pilastri del liberalismo e della libertà.