di Roberto Ruggiero
La neuroscienza ci insegna ormai da tempo che il cervello a riposo fa lavorare interconnessioni neurali che nella frenetica vita di tutti i giorni non vengono mai utilizzate. L’ipotesi più accreditata è quella che essere fuori dal contesto comune, provocante non poco stress, ci rende ovviamente più calmi e soprattutto stimola il processo creativo che può aiutare nell’affrontare problemi che vediamo insormontabili nella vita di tutti i giorni. Inoltre le reti neurali sono influenzate dall’ambiente e dalle abitudini e quindi sono anche sensibili al cambiamento: una lingua diversa, nuovi gusti ed odori, un diverso ambiente circostante attivano zone del cervello inutilizzate. A questo punto però il buon manager non può pensare che oziare in piscina sorseggiando sangria possa sviluppare la sua creatività. Il matematico e filosofo Henri Poincaré definiva la creatività come il risultato di un lungo ed elaborato metodo, non semplicemente intuizione.
È importante seguire alcuni passi per poter stimolare le idee e veicolarlo nella risoluzione del problema che vogliamo affrontare. Ecco quindi tre consigli al buon manager per sviluppare il proprio pensiero creativo con un pizzico di metodo.
Primo: estrapolare il problema da risolvere ed analizzarlo in tutte le sue sfaccettature. Essere in vacanza e non aver ben chiaro quale sia il problema da risolvere quando si tornerà nuovamente in ufficio è sicuramente il primo grande errore che molti professionisti compiono. Bisogna partire già con le idee ben chiare, sapendo bene qual è la problematica che bisognerà affrontare al ritorno. Avere analizzato profondamente il problema è già il primo passo per sviluppare una soluzione adeguata.
Secondo: raccogliere gli stimoli che provengono dall’esterno. In vacanza molti manager rimangono asettici, quasi intimoriti dal nuovo contesto che li circonda. Bisogna invece immergersi nel nuovo, raccogliendo ogni stimolo che proviene dall’esterno. Per esempio, andar a veder la pesca del tonno rosso senza provare in prima persona a pescarne uno non aiuterà sicuramente la vostra mente ad aprirsi poi a nuove soluzioni.
Terzo: cercare opzioni molteplici alla soluzione. Non servirà incanalarsi e seguire un’idea pensando che sia la vincente. Mettere sul tavolo sempre tutte le opzioni, quelle più plausibili, ma anche quelle impossibili. Con calma si possono poi escludere le opzioni non adatte, ma sicuramente questo esercizio darà una migliore visione di insieme del problema e del percorso da applicare per giungere alla soluzione. Inoltre darà la possibilità già di elaborare un “piano B” o addirittura un “piano C” sempre necessari nei momenti di crisi.