di Pocah
Ebbene si, anche noi procrastinatori abbiamo un santo protettore. Si chiama Espedito, o meglio: San Espedito di Metilene. La leggenda narra che fosse un martire cristiano del IV secolo, a capo della Legione Romana “Fulminante”, finché si convertì, divenne monaco e fu martirizzato. Pare che il demonio gli sia apparso per indurlo a rimandare la conversione sotto forma di corvo ma lui non cedette. Per questo viene raffigurato con un ramo di palma ed una croce con la scritta hodie (oggi), mentre con il piede schiaccia il corvo che grida la parola cras crac (gioco di parole tra il verso del corvo cra e il lat. cras, “domani”). Il nostro martire è cosi divenuto il santo nemico del non rimandare a domani ciò che si deve e si può fare oggi, al quale ci si deve rivolgere per ottenere la concessione immediata, oggi stesso, di qualsiasi grazia chiesta. Espedito, un nome … una garanzia.
Bene, cari procastinatori, almeno so a quale santo votarmi, io che inizio a procrastinare la sera prima di addormentarmi, quando imposto la sveglia sull’IPhone, sapendo già che toccherò Ritarda chissà quante volte, e quindi la punto almeno mezzora prima del dovuto.
Perché io sono, lo ammetto, una procrastinatrice cronica.
È una vita che rinvio, posticipo, procrastino, e me ne dolgo. Però almeno non mi annoio mai. Perché vivo costantemente alla rincorsa delle scadenze e con l’angoscia delle decisioni da prendere. La mia è totale incapacità di programmare, o meglio, di rispettare i programmi. Tanto che ormai ho quasi rinunciato a farne, anche perché vengono puntualmente sovvertiti dalle emergenze. Per cui ormai vivo pericolosamente alla giornata, anzi alla mezza giornata.
Ma non si tratta solo di scadenze lavorative, burocratiche, amministrative. Si tratta anche di decisioni relative alla vita privata, alla cura personale. Visite mediche, allenamenti, il corso di teatro, le vacanze… Con il risultato frustrante che il piu delle volte non riesco a fare niente serenamente e a volte devo rinunciare a realizzare i miei sogni.
Penserete che sia affetta da oblomovismo, ma in realtà non è cosi … non sono apatica ed indolente, anzi. Solo che forse faccio le cose sbagliate, o meglio, nella sequenza sbagliata, che non risponde alle reali priorità che dovrei darmi. Oppure, rinvio decisioni, attendo, rifletto, rimando, riconsidero, soppeso, rivedo. Insomma … traccheggio.
E poi quelle poche volte che presa dall’entusiasmo faccio la decisionista e prendo delle “toppe” clamorose con effetti a volte perversi.
Sarei un perfetto caso di studio per Piers Steel, professore di risorse umane e dinamiche organizzative della School of Business di Haskayne all’Università di Calgary, autore di diversi studi sulla procrastinazione. Nel suo libro “The Procrastination Equation: How to Stop Putting Things Off and Start getting Stuff Done”, passa in rassegna molti studi sulla procrastinazione indagando sulle sue cause (evolutive, tecnologiche, personali), l’impatto economico e sugli individui, e suggerisce metodi che possono aiutare le persone come me a cambiare stile di vita.
Secondo Steel, le tre principali cause della tendenza a procrastinare task sono la mancanza di fiducia in sé stessi, la sensazione che il task sia noioso o sgradevole e l’impulsività (intesa come sensibilità verso il ritardo). E su queste variabili ha impostato la sua equazione della procrastinazione.
Questo è il modello comportamentale con il quale si misurano i procrastinatori cronici come me, secondo Steel.
In sintesi, siamo poco motivati (e quindi procrastiniamo) quando abbiamo una bassa aspettative di successo nel completare un task che non ci piace (basso valore dell’adempimento o del risultato ottenibile), quanto più siamo impulsivi e presi dall’ansia del ritardo o del fallimento e quanto piu il momento della gratificazione per il completamento del task è ritardato nel tempo rispetto al completamento del task stesso. Esperimenti su centinaia di soggetti che ne dimostrano empiricamente la validità.
Secondo Steel, però, noi procrastinatori pensiamo di avere una marcia in più, della serie tanto in un modo o nell’altro alla fine faccio tutto. Tendiamo a vivere il presente e pensiamo poco al futuro e ci interessa il tornaconto a breve termine piuttosto che il guadagno di lungo periodo. Ma c’è un prezzo da pagare: i procrastinatori sarebbero più a rischio di malattie cardiovascolari, problemi digestivi, abbassamento delle difese immunitarie, insonnia, depressione, oltre che problemi di tipo relazionale e di carriera.
C’è da dire che altri studiosi invece hanno associato l’arte del rimandare al perfezionismo. I procrastinatori rifuggono o ritardano il completamento di azioni che ritengono non sia in grado di produrre risultati adeguati. Adam Grant, professore di management e psicologia alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, ha dimostrato la teoria secondo la quale procrastinare ci rende più creativi.
Un celebre procrastinatore? Leonardo Da Vinci, e ho detto tutto. Questo genio era famoso per non portare mai a compimento un’opera entro le scadenze. L’Ultima Cena fu consegnata con un ritardo clamoroso al committente Ludovico Sforza, che lo minaccio più volte di tagliargli i fondi. Stessa cosa successe per La Gioconda (16 anni per ultimarla!)
In ogni caso, tra ansiosi, insicuri e perfettini, direi che sono in ottima compagnia. Secondo gli studi più recenti ormai per oltre il 25% della popolazione mondiale rimandare a domani ciò che si può fare oggi è una scelta di vita.
Se siete interessati a saperne di più sull’arte della procrastinazione qui c’è tutto (test compresi), tranne i soliti consigli su come darsi delle priorità, ottimizzare il tempo, aumentare l’autostima, compilare “to do list”.
A proposito di scelte di vita: noi che amiamo vivere al cardiopalma i regali di Natale li faremo il 24 anche quest’anno, ovviamente.
Sant’Espedito … ora pro nobis.