Il Burro: Palazzi e Ponti Crollano – PNR149 – Pietro Paganini
Perché case e ponti continuano a crollare? È il ciclo della vita. Ma nella nostra cultura ignoriamo lo scorrere del tempo e quindi quelle trasformazioni del mondo che ci circonda. Le conoscenze tecniche servono a poco senza questa consapevolezza, che ci consente di fare previsioni. Ecco cosa succede in Italia >>>
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IL BURRO
Celebriamo case e città intelligenti. Inseguiamo tecniche costruttive sempre più avanzate e regole più sofisticate per migliorare il nostro benessere e rafforzare la sicurezza. Eppure edifici e ponti continuano a crollare.
PERCHÈ È IMPORTANTE? Strutture e infrastrutture seguono il ciclo della vita. Si consumano, e collassano. Non è un concetto semplice, apparentemente, altrimenti si costruirebbe applicando le migliori tecniche o si farebbero le necessarie manutenzioni.
IL TEMPO Si tende a pensare che un’opera possa durare per sempre. È un errore le cui radici sono culturali (filosofiche): ignorare il tempo e quindi il cambiamento. Ciò che ci circonda non muta. Il terreno su cui poggiano i piloni di un ponte non si muove. L’acqua non filtra nel calcestruzzo crepandolo.
È IL PRIMATO DELL’IDEALISMO di cui è impregnata una parte della cultura occidentale. La preservazione non è finalizzata alla sicurezza di chi le opere le usa, alla didattica di chi vuole ricordare l’evoluzione tecnica e scientifica, ma è celebrativa di un’idea fissa che quell’opera rappresenta.
TANTO NON SUCCEDE Non mutando il tempo l’imprevisto non si manifesta. Non si progetta per ridurre l’errore, cioè la possibilità che qualcosa possa accadere mettendo a rischio l’opera. Si costruisce convinti che tutto resti come è.
PREVEDERE per ridurre al minimo l’imprevisto. Questo è l’obiettivo di chi costruisce o manutiene. L’imponderabile resta sempre, proprio perché mutando le cose le variabili da considerare aumentano. Nel passato si costruiva con tecniche, secondo norme, e in condizioni (i carichi di un ponte, per esempio) molto diverse da quelle attuali. Chi costruisce oggi deve progettare provando a prevedere le condizioni (verosimili) che potrebbero manifestarsi domani.
IL DUBBIO È una costante ricerca dell’errore secondo il metodo sperimentale della falsificazione. Chi costruisce deve essere come un filosofo, pieno di dubbi.
ICEBERG Le costruzioni sono come gli iceberg. Ne vediamo solo la punta. Prima del collaudo ci sono fasi molto importanti, l’indagine geologica, il calcolo delle strutture, la scelta e il controllo dei materiali, l’esecuzione e la direzione dei lavori. Ciascuna richiede un livello di professionalità molto alto, cioè sapere e competenze di cui non tutti sono provvisti.
EPPURE… un’auto o un’aspirapolvere nuova sono accompagnate da più specifiche tecniche di una casa nuova. Perché?
I MATERIALI La resa degli edifici dipende molto dalla qualità dei materiali Chi ci assicura che sono stati scelti quelli adeguati – e che nessuno ci ha speculato – e che ci sono le condizioni culturali e le competenze per impiegarli? Non tutti conoscono e adottano le tecniche più avanzate (quanti in cantiere controllano la zigrinatura dei ferri per conoscerne l’origine o la viscosità del calcestruzzo con il cono di Abrams?).
LE IMPRESE In Italia ci sono tante micro imprese prive di quelle conoscenze necessarie a costruire opere durature e sicure. Il lavoro edile è considerato umile, un ripiego professionale per chi non ha studiato. Il muratore dovrebbe essere un operaio specializzato, che conosce le tecniche più avanzate e che con esse si evolve.
I PROFESSIONISTI fanno eco alle imprese che per superare la loro superficialità si affidano alle certificazioni che di fatto, in Italia, hanno poca sostanza. Un buon geologo così come un architetto e un ingegnere tendono a sbagliare meno, scovando anche gli errori e le piccole furbizie delle cattive imprese. La buona impresa può aiutare il cattivo professionista a limitare gli errori. Ma se si mettono insieme professionisti e imprenditori cattivi succede il disastro.
IL COLLAUDATORE è colui che certifica cioè che riconosce o meno la congruità alle norme con l’opera, ma valuta solo quel che vede e può verificare in corso o a fine opera. Egli giunge troppo spesso quando la costruzione è già ultimata.
LA TECNOLOGIA per costruire c’è. C’è anche per continuare a monitorare in tempo reale le opere, soprattutto quelle meno recenti. Si può così, con strumenti ed algoritmi, intervenire immediatamente in caso di pericolo. Lo si fa con la nostra salute fisica, si può fare per un ponte o un edificio.
È certamente una questione di RISORSE come affermano frettolosamente politici e burocrati, ma è soprattutto una questione di VOLONTÀ.
Altrimenti case e ponti fanno come il burro, si sciolgono.
Il Burro: Palazzi e Ponti Crollano – PNR149 – Pietro Paganini