Piano Strategico Materie Prime – Milano Finanza – Pietro Paganini
Ci serve un piano nazionale e/o europeo per le materie prime, sia energetiche che alimentari. Dobbiamo sapere quanta energia ci serve, come comprarla per pagarla poco, in una logica geopolitica saggia, e soprattutto in modo sostenibile.
Questo è il sunto della intervista per Milano Finanza di cui puoi leggere alcuni pezzi del testo qui sotto.
Piano Strategico Materie Prime
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L’Italia ha bisogno di un piano energetico nazionale, con un orizzonte decennale, da aggiornare ogni anno. «Occorre mettere nero su bianco dove e come il Paese vuole approvvigionarsi di energia e materie prime», spiega Pietro Paganini, fondatore e e presidente del think tank Competere – Policies for Sustainable Development, a colloquio con MF-Milano Finanza. «Il piano dovrà ovviamente rispondere ad alcune linee guida: ottenere materie prime al costo più basso, avere una bussola strategica geopolitica, per non dipendere da un Paese o da un altro; dovrà permettere di diversificare le fonti di approvvigionamento, tenendo tuttavia a mente sia la sostenibilità sia il rispetto dei diritti».
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«In passato la fobia commerciale ha spinto a prendere scelte azzardate», chiosa il presidente di Competere, «Il piano permetterebbe di dare un indirizzo alle imprese. Il nostro tessuto produttivo è contraddistinto dal piccolo e bello, caratteristiche dà sicuramente flessibilità all’estero, ma riduce la forza contrattuale a lungo termine delle nostre aziende», aggiunge.
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Una dose di pianificazione è necessaria, tanto più per far fronte a periodi di prezzi volatili. «Prendo come esempio i contadini che si stanno riconvertendo ai pomodori, un prodotto con un prezzo contrattato. Chi ha investito a dicembre lo trova ancora conveniente, chi invece ha atteso nella speranza di vedere scende i prezzi dei materiali necessari alla coltivazione. Ora deve invece fare i conti con costi raddoppiati».
Per Paganini «la crisi corrente e le buie prospettive che abbiamo di fronte ci indicano quindi la vitale necessità di dotarsi di catene di fornitura resilienti e flessibili: non rivolte necessariamente al nostro Paese. Al contrario occorre diversificare, per essere così capaci di assorbire le tempeste esterne come quelli che stiamo attraversando».