(e)Labora, per un lavoro equo ed innovativo

L’associazione Lavoro&Welfare, presieduta dal presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, ha organizzato la quarta edizione della Summer School il 15, 16 e 17 luglio a Rimini, presso l’hotel La Gradisca. Il titolo della tre giorni è (e)Labora: lavoro, innovazione, equità. Il programma, suddiviso per sessioni mattutine e pomeridiane, ha affrontato argomenti diversi fra i quali le pensioni, il lavoro, il turismo, la Fabbrica 4.0, lo sport e la Brexit. All’iniziativa hanno preso parte in qualità di relatori esponenti del mondo politico, del mondo universitario e degli enti locali insieme a diverse testimonianze del mondo del lavoro e delle imprese. Tra questi, oltre a Cesare Damiano, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Tommaso Nannicini, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, gli assessori regionali Emma Petitti e Andrea Corsini, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi insieme ad altri sindaci di zona, gli onorevoli Tiziano Arlotti, Patrizia Maestri, Antonella Incerti, Daniela Sbrollini e Iosefa Idem che insieme a Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma e presidente della Aic, ha parlato di sport e lavoro. L’attività di formazione politica è l’obiettivo principale dell’Associazione Lavoro&Welfare. La diffusione della cultura del lavoro resta l’unico strumento utile per superare le difficoltà e le disuguaglianze sociali che l’attuale situazione di crisi ci pone di fronte ogni giorno. Sono felice di aver preso parte alla quarta edizione delle Summer School a Rimini perché oltre a essere un luogo rinomato, offre come territorio molti spunti di riflessione utili al dibattito.

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Omnibus La7 – L’Europa dopo la Brexit

Quale sarà il futuro dell’Europa dopo la Brexit? Questa mattina sono stato ospite di Omnibus La7, per ragionare e mappare le incertezze politiche ed economiche europee a seguito del voto al referendum britannico. Partendo da presupposto che il mondo sta cambiando da un punto di vista tecnologico, lavorativo ed economico, l’Unione Europea non è stata in grado di rispondere in maniera adeguata, ad oggi questa lacuna impone una trasformazione nel modello di sviluppo europeo.

L’Europa dovrebbe portare avanti una riflessione sulla propria struttura, ma la verità è che l’Europa non esiste in quanto Stati Uniti d’Europa, ma in quanto un’Unione di Stati i cui rapporti sono regolati da una serie di trattati. Tuttavia, i Paesi continuano a rivendicare una loro egemonia ed identità, soffrendo la delega di una parte della loro sovranità a Bruxelles. Non dimentichiamoci che poco più di un anno fa sull’Europa aleggiava lo spettro di un’altra EXIT, quella greca. La Grexit non l’ha risolta ancora nessuno e la Grecia, a parte qualche timida riforma strutturale, rimane uno stato completamente privo di un’economia industriale su cui dovrebbe dipanarsi la ripresa.

A questo si deve aggiungere la difficoltà che Milano riscontra nel trasformarsi in un vero e proprio hub finanziario europeo. I CEO e gli azionisti delle grandi multinazionali, nel caso in cui vagliassero l’opzione di abbandonare Londra, a seguito della Brexit, per portare i loro HQ in altre città europee, difficilmente opterebbero per Milano, preferendole Dublino o Francoforte. Non è una questione meramente legata al fisco, che in Italia è comunque più alto rispetto ad altri paesi europei, ma è la difficoltà che si riscontra a fare impresa nel nostro Paese a disincentivare gli investimenti. Una burocrazia esageratamente complicata, come quella italiana, ed un sistema legale non sempre limpido, distraggono dalle importanti prospettive che potrebbe giocarsi la città di Milano, in quanto unica città italiana dallo spirito europeo ed internazionale, a seguito del voto britannico in favore della Brexit.