In Legge di Stabilità il processo che porterà alla gara per lo spettro radio. Ma potrebbe non essere l’unica soluzione:… Continue Reading
Pechino Sfida all’Innovazione
La Stampa, 19 luglio 2017 La Cina comanderà la globalizzazione diventando il centro degli scambi commerciali e probabilmente culturali e… Continue Reading
Ddl Quintarelli: No alla Neutralità della Rete, No alla Neutralità delle Piattaforme
Siamo stati tra i primi a dire NO alla neutralità della rete (2008)* perché limita la libertà di scelta delle… Continue Reading
Da Industria 4.0 a Logistica 4.0
La corsa verso il futuro è iniziata
Negli ultimi anni la presenza della Vitrociset in ambito NATO si è notevolmente rafforzata attraverso la partecipazione attiva in diversi tavoli di discussione, think tanks, comunità scientifiche, forum industriali e workshop proponendo soluzioni tecnologiche in grado di rispondere alla futura strategia di trasformazione in ambito “Logistics & Sustainment” (L&S) che il Comando ACT (Allied Command Transformation) ha recentemente illustrato in recenti eventi NATO.
La futura strategia NATO in ambito L&S consiste essenzialmente nella realizzazione di una rete logistica (global sustainment) con le Nazioni in modo da ottenere una consapevolezza, comprensione, pianificazione ed esecuzione delle capacità cha vanno dai singoli magazzini gestiti a livello di base fino ai livelli di prontezza operativa e di disponibilità delle capacità di L&S delle Nazioni.
Tale approccio permette di ottimizzare la logistica in termini di velocità, efficienza ed efficacia in modo da soddisfare le capacità logistiche nei tempi richiesti e nei luoghi desiderati.
Per poter implementare tale approccio è necessario aggiornare le policy correnti, le dottrine, l’organizzazione e le infrastrutture ovvero quell’approccio che abbraccia i concetti ben noti in ambito NATO con l’acronimo DOTMLFPI (Doctrine, Organization, Training, Materiel, Leadership and Education, Personnel, Facilities and Interoperability) in modo da incrementare l’interoperabilità al fine di permettere alla NATO di utilizzare in modo cooperativo e collaborativo gli assets delle Nazioni nelle operazioni di rischieramento nei tempi e nelle località desiderate.
In allegato il programma dei lavori Da Industria 4.0 a Logistica 4.0
In difesa dell’olio di palma
Il Tirreno, 27 maggio 2017 Sulla confezione trovate “senza olio di palma”. Vi sentite meglio, vero? Poi però leggete le… Continue Reading
Digitalic X 2017 – L’impatto della digitalizzazione nella nostra società
Meno del 5% delle occupazioni attuali sono candidate a una completa automazione usando «l’attuale tecnologia». Guardando avanti, però, il 45% delle attività per cui la gente è retribuita può essere automatizzata usando «tecnologie già sperimentate». E solo una certa parte di lavoro fisico, definita «prevedibile», in base alla discriminante della sola fattibilità tecnologica ha un alto potenziale di automatizzazione: il 78%.
Questo vale per attività di natura manuale, ma le cose cambiano già con compiti meno “prevedibili” e più articolati. Per andare più nel concreto, settori come la finanza, la sanità, il commercio sono settori che usciranno cambiati, trasformati da Big Data, intelligenza artificiale e processi di automazione. Questo alimenterà la nascita (sta già accadendo) di nuove figure professionali come quella dei Data scientist assolutamente trasversali.
La sfida è ancora quella legata all’educazione. Più sale il livello di scolarizzazione e di complessità delle mansioni lavorative, minore è il rischio che queste possano venire appaltate a macchine intelligenti. Ma l’automazione renderà più interessante la ricerca di figure professionali in grado di dialogare e porre domande ai robot. Sopratutto nella sanità dove i computer potranno accedere al servizio del medico, analizzare gli ultimi paper scientifici e incrociare i sintomi con gli studi epidemiologici.
Riguarda il video del mio intervento al Digitalic X 2017
Var Group Convention: Trasformazione Digitale
Guarda l’estratto della Var Group Convention – Living Transformation
La trasformazione digitale favorisce l’innovazione perché dovrebbe abilitare nuovi utilizzi, nuovi modelli di business e anche nuovi prodotti e servizi. La trasformazione digitale supera il semplice utilizzo del digitale, quale strumento per eseguire le operazioni che si è soliti compiere in modo tradizionale – analogico. La trasformazione digitale richiede le competenze digitali ma esse devono essere accompagnate dalla capacità di impiegarle per fare innovazione. Le sole competenze servono a poco, o quantomeno si limitano a digitalizzare i processi esistenti. Con il concetto di trasformazione, il digitale è lo strumento che abilita l’innovazione organizzativa e di prodotto: in altre parole consente di realizzare ciò che prima non era possibile. Il digitale apre nuovi scenari di pensiero, ci aiuta a vedere il mondo in modo diverso. Ciò che già facevamo prima, adesso può essere fatto meglio. Ma questo non basta. Ciò che prima non eravamo in grado nemmeno di pensare, è adesso stimolato dal digitale.
Il motore della digitalizzazione non sono quindi gli strumenti ma è la visione dei singoli attori e la loro capacità di trasferire quel modo di interpretare il mondo al resto degli individui siano comunità o organizzazioni. La tecnologia digitale semplicemente abilita la visione. Questa a sua volta stimola nuovi strumenti digitali.
Sono cambiati gli scenari:
Consumatore. Non è più una massa divisa in classi o ceti ma un singolo connesso ad altri attraverso una rete di interessi. Come coinvolgerlo?
Competitività. Il cliente è anche uno stakeholder, che opera su piattaforme abilitanti che gli consentono di competere con i colossi tradizionali.
Dati. Sono la chiave per rintracciare la rete degli interessi dei singoli consumatori attraverso la quale creare piattaforme abilitanti.
Innovazione. Il processo di innovazione si accorcia, è istantaneo, la generazione di idee si prototipizza nel breve e così viene testata. Più soluzioni sono messe sul mercato, più sono saltate, ma più scalano rapidamente.
Coniugare l’innovazione con il concetto di crescita è un fattore importante ma non connotante in assoluto. Deve diventare uno status permanente, perché innovazione significa soprattutto costruire le condizioni culturali di cambiamento, sulla base della circolazione e condivisione delle informazioni, della capacità di crescita delle conoscenze e di apprendimento collettivo, implementando costantemente la capacità di ottenere risultati concreti.
Sviluppare una cultura digitale quanto più inclusiva è un processo importante che deve essere accompagnato in maniera strategica, perché la crescita dell’Italia non passa di certo dai singoli casi di successo di startup e di Pmi innovative, ma da una pervasività profonda dell’innovazione su tutte le imprese. Sopravvivere utilizzando il digitale o trasformare implementando il digitale.
Guarda l’estratto della Var Group Convention – Living Transformation
Lavoro, come sfidare i robot
La Stampa, 27 marzo 2017 Il lavoro è la sfida più grande che ci aspetta. Dalle prossime politiche per il… Continue Reading
Burocrazia zero per il digitale: o l’Italia resterà al palo
Un estratto dell’intervista che ho rilasciato al Corriere delle Comunicazioni, mercoledì 8 marzo 2017 Da pochi giorni Pietro Paganini è stato… Continue Reading
PNR #8: DESI 2017, l’Italia e l’ignoranza digitale
Arriva il rapporto DESI 2017 – Digital Economy and Society Index – la graduatoria annuale che fotografa la digitalizzazione nei… Continue Reading