Dieta Personalizzata – Paganini non Ripete 273 – Pietro Paganini Correlando i risultati più recenti della ricerca scientifica in ambito nutrizionale e genetico con l’evoluzione esponenziale… Continue Reading
5G, Niente Asta per le Telco: Sparigliare le Carte per Spingere l’Innovazione
In Legge di Stabilità il processo che porterà alla gara per lo spettro radio. Ma potrebbe non essere l’unica soluzione:… Continue Reading
Ddl Quintarelli: No alla Neutralità della Rete, No alla Neutralità delle Piattaforme
Siamo stati tra i primi a dire NO alla neutralità della rete (2008)* perché limita la libertà di scelta delle… Continue Reading
Digitalic X 2017 – L’impatto della digitalizzazione nella nostra società
Meno del 5% delle occupazioni attuali sono candidate a una completa automazione usando «l’attuale tecnologia». Guardando avanti, però, il 45% delle attività per cui la gente è retribuita può essere automatizzata usando «tecnologie già sperimentate». E solo una certa parte di lavoro fisico, definita «prevedibile», in base alla discriminante della sola fattibilità tecnologica ha un alto potenziale di automatizzazione: il 78%.
Questo vale per attività di natura manuale, ma le cose cambiano già con compiti meno “prevedibili” e più articolati. Per andare più nel concreto, settori come la finanza, la sanità, il commercio sono settori che usciranno cambiati, trasformati da Big Data, intelligenza artificiale e processi di automazione. Questo alimenterà la nascita (sta già accadendo) di nuove figure professionali come quella dei Data scientist assolutamente trasversali.
La sfida è ancora quella legata all’educazione. Più sale il livello di scolarizzazione e di complessità delle mansioni lavorative, minore è il rischio che queste possano venire appaltate a macchine intelligenti. Ma l’automazione renderà più interessante la ricerca di figure professionali in grado di dialogare e porre domande ai robot. Sopratutto nella sanità dove i computer potranno accedere al servizio del medico, analizzare gli ultimi paper scientifici e incrociare i sintomi con gli studi epidemiologici.
Riguarda il video del mio intervento al Digitalic X 2017
Var Group Convention: Trasformazione Digitale
Guarda l’estratto della Var Group Convention – Living Transformation
La trasformazione digitale favorisce l’innovazione perché dovrebbe abilitare nuovi utilizzi, nuovi modelli di business e anche nuovi prodotti e servizi. La trasformazione digitale supera il semplice utilizzo del digitale, quale strumento per eseguire le operazioni che si è soliti compiere in modo tradizionale – analogico. La trasformazione digitale richiede le competenze digitali ma esse devono essere accompagnate dalla capacità di impiegarle per fare innovazione. Le sole competenze servono a poco, o quantomeno si limitano a digitalizzare i processi esistenti. Con il concetto di trasformazione, il digitale è lo strumento che abilita l’innovazione organizzativa e di prodotto: in altre parole consente di realizzare ciò che prima non era possibile. Il digitale apre nuovi scenari di pensiero, ci aiuta a vedere il mondo in modo diverso. Ciò che già facevamo prima, adesso può essere fatto meglio. Ma questo non basta. Ciò che prima non eravamo in grado nemmeno di pensare, è adesso stimolato dal digitale.
Il motore della digitalizzazione non sono quindi gli strumenti ma è la visione dei singoli attori e la loro capacità di trasferire quel modo di interpretare il mondo al resto degli individui siano comunità o organizzazioni. La tecnologia digitale semplicemente abilita la visione. Questa a sua volta stimola nuovi strumenti digitali.
Sono cambiati gli scenari:
Consumatore. Non è più una massa divisa in classi o ceti ma un singolo connesso ad altri attraverso una rete di interessi. Come coinvolgerlo?
Competitività. Il cliente è anche uno stakeholder, che opera su piattaforme abilitanti che gli consentono di competere con i colossi tradizionali.
Dati. Sono la chiave per rintracciare la rete degli interessi dei singoli consumatori attraverso la quale creare piattaforme abilitanti.
Innovazione. Il processo di innovazione si accorcia, è istantaneo, la generazione di idee si prototipizza nel breve e così viene testata. Più soluzioni sono messe sul mercato, più sono saltate, ma più scalano rapidamente.
Coniugare l’innovazione con il concetto di crescita è un fattore importante ma non connotante in assoluto. Deve diventare uno status permanente, perché innovazione significa soprattutto costruire le condizioni culturali di cambiamento, sulla base della circolazione e condivisione delle informazioni, della capacità di crescita delle conoscenze e di apprendimento collettivo, implementando costantemente la capacità di ottenere risultati concreti.
Sviluppare una cultura digitale quanto più inclusiva è un processo importante che deve essere accompagnato in maniera strategica, perché la crescita dell’Italia non passa di certo dai singoli casi di successo di startup e di Pmi innovative, ma da una pervasività profonda dell’innovazione su tutte le imprese. Sopravvivere utilizzando il digitale o trasformare implementando il digitale.
Guarda l’estratto della Var Group Convention – Living Transformation
Burocrazia zero per il digitale: o l’Italia resterà al palo
Un estratto dell’intervista che ho rilasciato al Corriere delle Comunicazioni, mercoledì 8 marzo 2017 Da pochi giorni Pietro Paganini è stato… Continue Reading
Uno scudo strategico per proteggere i dati
Il Sole 24 ore, 6 marzo 2017 Le informazioni hanno un valore economico? Sì. Raccogliendo e mettendo in relazione più… Continue Reading
PNR #8: DESI 2017, l’Italia e l’ignoranza digitale
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L’ingorgo che penalizza il cliente
La Stampa, 17 febbraio 2016 Vi stupirò ma i tassisti hanno una ragione nel protestare. Una democrazia è liberale quando… Continue Reading
PNR #5 – Vuoi essere smart in 9 mosse?
Se non avete ancora cancellato questo messaggio allora lo starete scorrendo rapidamente seduti comodamente da qualche parte. Nel frattempo il… Continue Reading