Agorà – Rai3: Partita a dati: stabilità e fiscalità

La prossima settimana arriva in Consiglio dei Ministri la Legge di Stabilità, legge che deve essere elaborata con molta cura – è quello che chiede anche Bankitalia – soprattutto perché cresceremo meno del previsto il prossimo anno. Perché? Tra i tanti fattori ce n’è uno da attenzionare maggiormente, le famiglie italiane spendono meno e consumano meno a causa di un clima di incertezza generale.

Ce lo dicono chiaramente i dati dell’Istat, con riferimento al secondo trimestre di quest’anno. Le famiglie italiane sono riuscite ad ottenere un maggiore potere d’acquisto, aumentano cioè il reddito reale, che sale al 2,9%, tuttavia stanno riducendo i consumi, perché preoccupate per il futuro, aumentando così la propensione al risparmio. I soldi che le famiglie italiane non spendono quest’anno vengono messi in banca, ma c’è un elemento: il costo dei servizi bancari è molto aumentato a causa del salvataggio di quattro banche nei mesi scorsi. Questo salvataggio ha comportato un aumento dei costi per tante banche che hanno dovuto finanziare il fondo di garanzia, intervenendo con un ritocco dei prezzi dei conti correnti.

Altra questione sono i paesi a fiscalità agevolata. E’ recentemente scoppiata una polemica contro il Governo per cui sarebbero state abolite le cosiddette blacklists. In realtà non è stato abilito assolutamente nulla. Quello che è stato fatto, a mio avviso giustamente, dal Governo è stata un’operazione volta ad introdurre la possibilità di dedurre beni acquistati in paesi con fiscalità agevolata, garantendo in questo modo la massima equità.

Uno Mattina – Rai 1: G7, la priorità è la crescita tra crisi e petrolio

Al G7 di Shime i capi di Stato delle sette più grandi economie industriali al mondo hanno stabilito che la priorità da affrontare deve essere la crescita economica, tra crisi e petrolio. Per rilanciare la crescita potenziale si usa generalmente una ricetta di policy mix, fatta di politiche fiscali, monetarie e riforme strutturali. Il Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe, ha cercato un coordinamento al vertice del G7 per allargare il cordone della borsa con politiche fiscali espansive. Tuttavia l’opinione dell’irriducibile Germania (e anche della Gran Bretagna) è quella di puntare al solito preciso rigore. Sul tavolo, quindi, restano solo le banche centrali a ridurre i tassi e a comprare le obbligazioni per rendere più facile la ripresa e le riforme strutturali.

A quale soluzione si arriverà? Probabilmente ad un nulla di fatto. Il Vertice in Giappone sembra essere servito solo ad esporre i problemi di ciascuno, fallendo l’obiettivo di un coordinamento comune in ambito economico. Il sentore di una crisi globale è forte, tra migranti e rischio Brexit, questo intimorisce gli investitori che quindi preferiscono non investire, ripercuotendosi negativamente sulle aziende che hanno meno soldi. Il circolo vizioso finisce con il colpire l’economia che non cresce. Shinzo Abe è stato caustico nell’evidenziare uno spaventoso parallelismo. Il calo del 55% dal 2014 del prezzo delle materie prime è la stessa percentuale registrata prima del collasso di Lehman Brothers. La campana sta suonando ma nessuno presta ascolto.

L’aumento, piuttosto repentino, del prezzo del petrolio a 50$ al barile può favorire l’economia globale, anche se le aziende petrolifere soffrono ancora gli effetti nefasti del crollo del greggio a meno di 30$ al barile dello scorso anno. L’aumento del prezzo è dovuto fondamentalmente all’interruzione dell’estrazione in alcuni paesi, come in Venezuela in cui l’estrazione del greggio è arrivata a costare più della vendita del prodotto, Nigeria e Iraq, dilaniati dalla morsa del terrorismo.